
L’ospedale San Gerardo di Monza
Milano – La storia dei due genitori senegalesi e delle loro bimbe è la storia di una famiglia che ha trovato accoglienza e supporto dell’équipe medica, dal Comitato Verga, da Regione Lombardia e persino dall’Aeronautica Militare. Si dimostra ancora una volta l’importanza di una rete di solidarietà che va oltre l’aspetto puramente medico.
Lo confermano la mamma e il papà delle gemelline, che in questi dieci mesi non si sono separati da loro. Solo la mamma, una volta, è riuscita a tornare in Senegal per fare visita agli altri figli rimasti a casa. “Da quando siamo arrivati, lungo tutto il percorso abbiamo incontrato persone eccezionali. Sin dall’inizio, tutto lo staff, medici e infermieri, si è attivato per tranquillizzarci, ora per ora, minuto per minuto, rispetto alla situazione. Tutte le persone che abbiamo incontrato sono state straordinarie nell’aiutarci ad affrontare questa prova, e abbiamo percepito che volevano davvero bene alle nostre bambine. Si è creato un vero legame affettivo con loro. Anche nel momento di grande dolore, con la perdita di Tiaba, la tenacia dei medici nel curare ci ha dato forza e coraggio per affrontare quella perdita. Da subito, abbiamo percepito un’accoglienza totale: a livello umano, culturale e nella disponibilità dimostrata. Ci hanno trasmesso una grande fiducia, perché nei momenti difficili eravamo certi che le bambine fossero in mani sicure. Non esprimevamo il nostro disagio perché vedevamo che anche il personale lo stava vivendo con noi: per tutti loro, le bambine erano diventate anche loro bambine. Hanno dimostrato un amore quasi materno verso di loro”.
“In tutto questo periodo, si sono preoccupati dei nostri bisogni, anche materiali, chiedendoci se avessimo mangiato, se stavamo dormendo bene – continuano –. Siamo stati accolti a 360 gradi, anche nei nostri bisogni più personali. Lo staff, a partire da Amal, Mimmo, Claudia, fino a tutti i medici e infermieri, è diventato una famiglia: qui hanno davvero sostituito la nostra”.

Medici e infermieri si sono presi cura per dieci mesi di queste due bambine e della loro famiglia, affrontando insieme un percorso lungo e complesso per trattare una rara e gravissima malformazione cranio-encefalica. Ma l’approccio del prendersi cura continua anche fuori dall’ospedale. La famiglia è ospite del Residence Maria Letizia Verga (la Cascina Valera) che a partire dal 1999 è a disposizione dei bambini e delle famiglie che arrivano da lontano per terapie e operazioni complesse e che non possono provvedere in autonomia alla propria sistemazione vicino all’ospedale. Ha una disponibilità di 16 alloggi (monolocali, bilocali) a cui si affiancano spazi comuni di servizio (soggiorno, lavanderia-stireria), dove i volontari del Comitato Verga ricreano un contesto familiare. La famiglia era arrivata a Monza a luglio del 2024 con le bimbe di due anni unite al vertice della testa, con una parte del cervello in comune.
Un anno fa la prima operazione da circa 12 ore. Per la preparazione erano stati coinvolti l’istituto neurologico Besta, ma anche il Printmed-3D, al dipartimento di Fisica dell’università degli Studi di Milano, per un progetto che dà a chi opera la possibilità di simulare interventi complessi e migliorare la formazione: attraverso la diagnostica per immagini, la realtà virtuale e la stampa 3D vengono realizzati modelli anatomici di organi che, al tatto, per dimensioni e consistenza, sono identici a quelli naturali.