Ilaria Salis detenuta in Ungheria: la petizione per riportarla in Italia supera le 160mila firme

Il documento è stato pubblicato sulla piattaforma online dal comitato che si batte per tutelare i diritti dell’attivista monzese

Monza, 5 aprile 2024 – Si scalda su internet la mobilitazione per portare a casa Ilaria Salis, l’attivista monzese detenuta in un carcere ungherese perché accusata di aver partecipato all’aggressione di un gruppo di estremisti di destra.

Una recente manifestazione milanese a sostegno di Ilaria Salis (Foto Salmoirago)
Una recente manifestazione milanese a sostegno di Ilaria Salis (Foto Salmoirago)

La petizione online lanciata dal comitato Ilaria Salis su Change.org per chiedere al governo italiano e al presidente della commissione per i Diritti umani del parlamento europeo di riportare in Italia la 39enne rinchiusa in cella a Budapest dal febbraio dell’anno scorso ha superato quota 160mila firme, a quanto riportato in una nota diffusa questa mattina, venerdì 5 aprile. E l’asticella è destinata ad alzarsi, visto che è ancora possibile firmare il documento sul sito dedicato alle istanze telematiche sulle tematiche più diverse, compresa la battaglia per la tutela dei diritti civili.

La petizione, lanciata sulla piattaforma il 12 gennaio scorso, è cresciuta di quasi 17mila firme nelle ultime 24 ore. Scopo del Comitato e della raccolta firme, si legge sul sito, è fare in modo che “la cittadina italiana Ilaria Salis possa affrontare in Italia il processo per i reati che le vengono contestati e si giunga, quindi, alla sua immediata liberazione in virtù della palese violazione del Diritto internazionale e dei diritti umani che la sua lunga e sofferta carcerazione evidenzia.”

Attualmente, proseguono gli esponenti del comitato, Salis è rinchiusa “in condizioni incompatibili con uno Stato democratico e con le convenzioni internazionali sui diritti umani e sui diritti delle persone private della propria libertà”, affermano gli autori della petizione.

La Camera penale di Milano

Il direttivo della Camera penale di Milano esprime "solidarietà" all'avvocato Eugenio Losco e agli altri difensori di Ilaria Salis e chiede "che venga garantita senza alcuna limitazione, senza indebite influenze, la piena esplicazione delle prerogative difensive". Con un precedente comunicato "avevamo preso posizione - scrivono gli avvocati del foro milanese - sulle modalità che avevano caratterizzato la traduzione di Ilaria Salis nell'aula di udienza del tribunale di Budapest, ove si sta celebrando il processo a suo carico, denunciando le condizioni di detenzione nelle carceri ungheresi già sanzionate più volte dalla Cedu".

A distanza di alcuni mesi le immagini di Ilaria Salis - con schiavettoni a mani e piedi - "si sono nuovamente ripetute e confermano la distanza di quel sistema giudiziario dai principi di civiltà giuridica di matrice convenzionale". In un quadro "estremamente preoccupante di limitazione delle garanzie individuali", riconosciuto anche dalla Corte d'appello di Milano nel procedimento sulla consegna (rigettata) di Gabriele Marchesi, "si sono aggiunti i fatti avvenuti lo scorso 28 marzo all'esterno e persino all'interno del tribunale" ungherese "con minacce reiterate rivolte anche nei confronti dei suoi difensori" si sottolinea nella nota.

"Le modalità di tale intimidazione, il luogo, le circostanze in cui le minacce sono avvenute, rappresentano una grave interferenza con l'attività difensiva e rischiano di condizionarne il libero e pieno esercizio. Le minacce rivolte ai difensori che esercitano in maniera indipendente ed autonoma la loro professione di avvocato a tutela dei propri assistiti, rappresentano un vulnus gravissimo ai diritti fondamentali del cittadino e una rottura delle regole del giusto processo, unico luogo in cui va accertata l'eventuale responsabilità degli imputati" conclude la Camera penale di Milano.