
Ragazzini col cellulare in una foto di archivio
Monza – I socialnetwork e gli smartphone sono diventati il primo strumento di comunicazione fra giovani e giovanissimi. Uno strumento utilissimo, ma anche potenzialmente pericoloso. La polizia cibernetica con i suoi 18 centri dislocati in tutto il territorio nazionale, lo sa. Il lupo cattivo è sempre in agguato. Manuela De Giorgi, dirigente del Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica della polizia postale della Lombardia, si occupa abitualmente di problemi come cybercrime, molestie e stalking on line, revenge porn. “Ormai la nostra vita sta diventando sempre più digitale e i momenti di transizione portano sempre con sé dei rischi. Attenzione però, la tecnologia può essere bellissima, e consente di fare tantissime cose che prima erano inimmaginabili, ma bisogna saperla usare”.

Soprattutto i minori
“I figli sono nativo-digitali, molto più bravi dei genitori a smanettare con computer e dispositivi elettronici, ma in loro spesso manca la consapevolezza. Perché la navigazione su internet comporta molti rischi”.
Si spieghi meglio.
“La condivisione di informazioni sulla rete comporta dei rischi. Come spiego spesso ai ragazzi, ogni fotografia condivisa o postata è regalata per sempre”.
In mani sbagliate, può essere male utilizzata.
“Il sexting – la condivisione di contenuti sessualmente espliciti tramite messaggi foto o video – quando è fatto con le foto di un minore può sfociare in pedopornografia. Oppure, in una coppia può essere utilizzato per il cosiddetto revenge”.
Ragazzi sia vittime sia come autori di questi crimini.
“I minori on line possono fare cose feroci, e capita spesso che quando abbiamo a che fare con loro rispondano anche sinceramente che non volevano, non si erano resi conto del male che stavano facendo”.
E quindi?
“La prevenzione è fondamentale, bisogna accompagnare i minori nella navigazione e questo compito spetta per primi ai genitori, non devono lasciarli soli, bisogna ad esempio vigilare perché non navighino di sera o peggio ancora di notte, magari chiusi nelle loro camerette”.
Il rischio è sempre in agguato
“L’anonimato della rete consente spazio agli adescatori. Spesso anche passatempi innocenti come i giochi on line possono essere pericolosi. Si gioca con sconosciuti, si formano vere e proprie squadre in cui si possono infiltrare malintenzionati nascosti dietro profili falsi, in cui si spacciano per ragazzini. Chi vuole adescare crea intimità, poi comincia a chattare, chiedendo cose apparentemente innocenti come ‘dove si trovano i tuoi genitori? Ce l’hai un fratellino o una sorellina?’. Poi magari fanno piccoli regali, come gettoni per giocare gratuitamente. A quel punto cominciano spesso con il chiedere di scambiarsi una foto. Se risponde si rischia di entrare in una strada senza ritorno. Dalla foto innocente si chiedono immagini sempre più intime e allusive e scatta il ricatto. ‘Se non me ne mandi altre, le pubblicherò o le manderò anche ai tuoi amici, ai genitori, ai compagni di scuola’. Chiedono sempre di più fino ad arrivare alla richiesta di un incontro”.
E il cyberbullismo?
“Il caso di Carolina Picchio, la morta suicida a 14 anni per le offese e i video in atteggiamenti intimi di cui era stata fatta oggetto in modo atroce da alcuni coetanei, ha portato a nuovi strumenti”.
Quali?
“La Fondazione Carolina, nata in memoria di quella ragazza, ha collaborato alla nascita della Legge che dal 2017 mira a prevenire e contrastare questi fenomeni attraverso misure preventive, educative e repressive. Una legge che prevede ad esempio l’ammonimento del cyberbullo da parte del Questore, la rimozione di contenuti ritenuti lesivi on line e azioni educative della polizia postale nelle scuole. Ma non basta, va considerato anche il ruolo dei terzi nel cyberbullismo”.
Cosa intende?
“I terzi sono coloro che assistono, ridono, partecipano anche senza intervenire alle azioni di bullismo ma sono complici. Non si può restare in disparte, bisogna essere solidali. E intervenire quando si assiste a un episodio di bullismo”.
E l’intelligenza artificiale?
“Può essere una splendida opportunità ma può anche costituire un ulteriore rischio. Può fare danni incredibili”.
Può fare un esempio?
“Ci sono App come ‘Bikini Off’ che consentono di svestire una persona con l’intelligenza artificiale, non sono accessibili ai minorenni ma possono essere utilizzati di fatto anche da loro sfociando in veri e propri ricatti”.
Si torna sempre ai minori.
“La psiche dei ragazzi è fragile, non vanno mai lasciati soli”.
I ragazzi hanno spesso in mano il cellulare.
“Internet può creare dipendenza, quando si vive sempre connessi, il rischio è che questo porti a fenomeni di isolamento. I ragazzi sui social con immagini sempre perfette e patinate potrebbero voler ricercare la perfezione. Si è riscontrata purtroppo la presenza di diversi siti che spingono a disordini alimentari come la bulimia o l’anoressia e che riguardano soprattutto ragazze molto giovani”.
Qualche anno fa si fece un gran parlare di fenomeni come il ‘blue whale’, adolescenti che si lasciavano trascinare in sfide mortali on line…
“I ragazzi devono stare lontani dalle challenge, prove che vengono proposte on line e che sono invitati a replicare registrandosi mentre lo fanno e condividendo i video sui social network. Sfide sciocche e con conseguenze devastanti come attraversare i binari davanti a un treno in arrivo o lanciarsi nel vuoto… anche qui sono fondamentali l’educazione, la consapevolezza e il dialogo”.