Monza, la banda della cocaina nascosta nei ceri votivi patteggia fino a 5 anni di pena

Si tratta di due italiani di 42 e 52 anni e un peruviano di 39, arrestati lo scorso maggio. La droga arrivava dal Perù e valeva 200mila euro

Ceri votivi (Foto d'archivio)

Ceri votivi (Foto d'archivio)

Cesano Maderno (Monza Brianza), 11 Aprile 2024 - Hanno tutti patteggiato la pena fino a 5 anni di reclusione al Tribunale di Monza i due italiani di 42 e 52 anni gravati da precedenti di polizia e il peruviano di 39 anni, da poco giunto in Italia, tutti residenti a Cesano Maderno, che erano stati arrestati lo scorso maggio dalla Squadra Mobile della Questura di Monza e della Brianza.

Sotto il coordinamento della Direzione Centrale Anticrimine e in collaborazione con il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato e la Direzione Centrale per i Servizi Antidroga, gli agenti avevano collaborato in una operazione di polizia internazionale tra il Sud America e la Brianza che aveva interrotto un traffico di droga da 200mila euro destinata a rifornire le piazze dello spaccio della Lombardia.

Il traffico internazionale di stupefacenti

Le accuse erano a vario titolo traffico internazionale di sostanze stupefacenti e detenzione di armi clandestine da sparo con matricola abrasa. Ad aprile 2023 era stata intercettata la spedizione dal Perù di un pacco contenente 14 ceri religiosi, in 8 dei quali erano stati occultati oltre 8 chilogrammi di pasta di cocaina destinati all'italiano 42enne residente a Cesano Maderno.

Era scattata la consegna controllata internazionale per ritardare il sequestro della droga ma individuare la rete dei destinatari in Brianza: il Procuratore di Lima aveva raggiunto la Questura di Monza e consegnato agli investigatori della Squadra Mobile i ceri votivi per avere la conferma che contenessero cocaina.

Nelle abitazioni anche pistole semiautomatiche

Era poi emerso che ad attendere la partita di droga c'era anche un italiano 52enne ed un cittadino peruviano 39enne entrambi con dimora a Cesano Maderno. Il peruviano esperto in chimica era giunto dal Sudamerica al fine di procedere, con prodotti specifici, a raffinare la pasta di cocaina per ricavarne lo stupefacente finito.

Nelle perquisizioni domiciliari era spuntata anche una pistola semiautomatica modello Glock clandestina con matricola abrasa e completa di caricatore con 12 cartucce cal. 9 x 21.