STEFANIA TOTARO
STEFANIA TOTARO
Cronaca

Una 20enne denuncia il padre per maltrattamenti, ma in Tribunale ridimensiona le accuse: “Lo faceva per proteggermi”

Carate Brianza, alla fine la giovane ha confermato il suo racconto solo messa di fronte al rischio di rispondere di falsa testimonianza. Il genitore, 38 anni, ha collezionato altre condanne negli ultimi anni

Il tribunale di Monza

Il tribunale di Monza

Carate Brianza (Monza), 25 febbraio 2025 – Ha denunciato il padre per maltrattamenti, lesioni personali e sequestro di persona nel 2023, ma oggi al processo al Tribunale di Monza ha cercato di rimangiarsi le accuse, confermate però quando il giudice l'ha avvertita che a soli 20 anni rischiava di macchiarsi del reato di falsa testimonianza. "Ha sbagliato, ma è sempre mio padre. Voleva controllarmi la vita, ma poi ho capito che lo faceva per proteggermi", ha esordito la ragazza, figlia di un 38enne di Carate Brianza, attualmente agli arresti domiciliari, la cui fedina penale si è arricchita di molte condanne negli ultimi anni: due anni per avere perseguitato le impiegate dei servizi sociali del Comune dell’Area Minori e Famiglie che avevano preso in carico la ex compagna e madre dei suoi quattro bambini dopo una denuncia di maltrattamenti in famiglia che gli è costata altri due anni di reclusione e poi 14 mesi per resistenza a pubblico ufficiale per avere aggredito i carabinieri arrivati a casa sua per una perquisizione.

Ora le accuse nei confronti della figlia primogenita avuta da una precedente relazione. A 18 anni la ragazza ha denunciato che il padre la sottoponeva ad un "regime oppressivo”: non poteva uscire a cercarsi un lavoro, né scegliere i vestiti da indossare, e neanche avere rapporti con la madre, da cui la giovane aveva deciso di andarsene per iniziare a vivere con il padre. Controllo ossessivo, insulti di ogni genere, botte ed esplosioni di rabbia. Ma secondo la difesa dell'imputato le cose non stanno proprio come sostiene la ventenne che, nonostante i presunti abusi, poi è tornata altre volte a vivere dal padre, che non l'avrebbe mai sequestrata in casa visto che abita al piano rialzato e che una volta anche lei avrebbe ferito. "Si, l'ho colpito con il bastone dell'armadio lacerandogli un sopracciglio e ho tentato di scavalcare il balcone, ma mi sono distorta una caviglia". Al 38enne i carabinieri non erano riusciti a mettere il braccialetto elettronico per segnalare eventuali ulteriori contatti con la figlia perché la ragazza non aveva accettato di tenere il dispositivo di controllo. "Perché sono una sbadata, a volte dimentico anche il telefonino", ha detto la giovane al processo. Si torna in aula a maggio.