
Salvatore Bellomo, siciliano di origine ma ormai monzese di adozione, 70 anni
Quarant’anni indossando la toga da pm, praticamente tutti in servizio alla Procura della Repubblica di Monza. Salvatore Bellomo ha compiuto 70 anni e ha lasciato la Magistratura per raggiunti limiti di età per la pensione. Ma il suo nome resterà tra quelli che hanno fatto la Storia di questo territorio combattendo la criminalità, anche organizzata. Bellomo è nato a Villarosa, in provincia di Enna, il 23 luglio del 1955. Siciliano è di origine e lo è rimasto per carattere, modi e tenacia, ma è monzese di adozione visto che per 38 anni ha lavorato a Monza, dove vive con moglie e figlio. Il pm è entrato in Magistratura il 30 aprile del 1986 e dal dicembre dell’anno seguente ha preso servizio alla Procura monzese, che è rimasta la sua unica sede. Appassionato di calcio (ha giocato fino alla Promozione e nella Nazionale Magistrati) e milanista sfegatato (ma ha condotto l’inchiesta sugli ultras milanisti passata poi a Milano per competenza), negli ultimi anni si è appassionato di golf. Rude nell’atteggiamento ma capace di farsi apprezzare non solo per la professionalità e competenza, ma anche per la disponibilità dalle persone che lavorano con lui e lo testimoniano nel suo ufficio le dediche, i ricordi e i riconoscimenti da parte delle forze dell’ordine e non solo appesi sui muri, mentre sull’armadio dei fascicoli e sulla scrivania campeggiano coppe, trofei calcistici e targhe con frasi di apprezzamento per le sue inchieste di successo.
Totò Bellomo è infatti il magistrato a cui i procuratori capo di Monza (il pm ne ha visti sfilare parecchi in 38 anni) hanno affidato molte delle più impegnative e difficili inchieste su faide, bande di rapinatori e trafficanti di droga. Per poi specializzarsi nelle indagini sulla criminalità organizzata che si è impadronita della Brianza e sulla corruzione edilizia con la complicità della politica e della pubblica amministrazione. Negli anni Novanta ha indagato su episodi avvenuti nel Vimercatese ma legati alla sanguinosa faida di Monte Sant’Angelo in Puglia per il controllo delle attività illecite nel territorio. Nel 2006 l’inchiesta su Salvatore Mancuso, nato a Limbadi in provincia di Vibo Valentia ma da anni trapiantato a Giussano.
In un box di Seregno i carabinieri trovarono kalashnikov e bombe a mano. Poi scoppia l’inchiesta ‘Sunrise’ (citata anche dalla Commissione parlamentare antimafia) con decine di arresti in Brianza per usura, estorsione, droga. Nel 2010 la storica inchiesta ‘Infinito’ sull’infiltrazione della ‘ndrangheta anche in Brianza. Bellomo è stato inoltre uno dei primi in Italia a chiedere nel 1991 il programma di collaborazione dei pentiti. L’anno seguente è la volta dell’operazione ‘Ambrosiana’ con cui il pm monzese coordina un’inchiesta congiunta di carabinieri e polizia di Stato scoprendo un vasto traffico di droga in tutto l’hinterland milanese e alle porte di Monza e facendo una valanga di arresti. Dall’inchiesta ‘Briantenopea’ sui presunti rapporti illeciti della Camorra a Monza e dintorni, che ha portato in carcere il presunto boss Giuseppe Esposito detto Peppe o’ Curt e l’ex assessore monzese Pdl al Patrimonio e all’Ambiente Giovanni Antonicelli, è infine partita l’inchiesta ‘Clean City’ per corruzione sugli appalti pubblici per i rifiuti in odore di tangenti della ‘Sangalli & C.’, dove Bellomo si è anche preso in carico di rimettere in piedi la società con amministratore e custode giudiziario per salvare i dipendenti, dopo che le banche volevano fare marcia indietro.