ALESSANDRO SALEMI
Cronaca

Le medaglie alla memoria. I 23 soldati internati:: "Furono capaci di dire no"

Finirono nei campi di concentramento nazisti dopo l’armistizio dell’8 settembre. Le storie del cappellano militare e del telegrafista che salvò centinaia di vite.

Finirono nei campi di concentramento nazisti dopo l’armistizio dell’8 settembre. Le storie del cappellano militare e del telegrafista che salvò centinaia di vite.

Finirono nei campi di concentramento nazisti dopo l’armistizio dell’8 settembre. Le storie del cappellano militare e del telegrafista che salvò centinaia di vite.

Una sala gremita, i sindaci dei 21 Comuni di provenienza, le note intense dell’orchestra d’archi del liceo musicale Zucchi. Quesdto il contesto solenne in cui, l’altro ieri, la Prefettura di Monza e Brianza ha ospitato la cerimonia di consegna delle Medaglie d’onore alla memoria dei 23 militari brianzoli internati nei campi di concentramento nazisti dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943.

Il prefetto Enrico Roccatagliata ha consegnato le decorazioni ai familiari insieme ai sindaci, sottolineando come "gli oltre 650mila militari italiani che rifiutarono di aderire alla Repubblica Sociale di Salò abbiano combattuto una Resistenza senza armi, contribuendo a recuperare l’onore dell’Italia". La ricorrenza si è intrecciata con la prima celebrazione nazionale della Giornata degli internati italiani nei campi di concentramento tedeschi, istituita quest’anno per ricordare il 20 settembre 1943, quando Hitler trasformò lo status dei prigionieri di guerra italiani in quello di internati militari. Centinaia di migliaia di soldati si trovarono così a dover scegliere se collaborare con i nazisti o affrontare fame, freddo, violenze e lavori forzati. La stragrande maggioranza disse no. A Monza, il prefetto ha ripercorso quella pagina di storia: "Solo dagli anni Ottanta si è cominciato a dare voce a questa vicenda".

Tra i 23 brianzoli, storie di coraggio, sofferenza e sacrificio. Virginio Vismara, operaio monzese, venne fucilato a Belgrado il 16 ottobre 1944. Padre Luca Maria Airoldi, di Cornate d’Adda, fu cappellano militare. Angelo Bardelli di Lesmo, capostazione e telegrafista, mise le sue competenze al servizio di militari e civili, salvandone centinaia. Insigniti poi Angelo Brambati di Sulbiate, Ambrogio Brambilla di Bernareggio, falegname, Giuseppe Ciceri di Correzzana, pellettiere. Due i nomi da Vimercate: Ettore Calvi, il cui figlio è giunto dal Brasile per ricevere la medaglia, e Romeo Magni, ammalatosi gravemente durante la deportazione. Tre i muggioresi: Alberto Cesare Capra, meccanico morto nel lager di Görlitz il 16 settembre 1944; Leonida Lessio, che amava ricordare il Natale a Cefalonia quando, cantando l’Ave Maria, fu ascoltato e applaudito dai nemici; Mario Ramazzotti, e con lui Luigi Corbetta, diviso tra Muggiò e Biassono. E ancora Giovanni Ercolani di Albiate, morto di malattia in prigionia in Germania nel 1945; Domenico Fassi di Brugherio, gruista; Mario Fumagalli di Cesano Maderno; Girolamo Gallo di Giussano; Pietro Lissoni di Cavenago, costretto al lavoro forzato come contadino. Altri furono inghiottiti dall’Est: Edgardo Marelli di Aicurzio, costretto ai lavori forzati come smerigliatore in un campo di prigionia in Polonia; Giuseppe Palermo di Bovisio Masciago, fabbro originario di Siderno (Calabria) morto a 22 anni in un campo sovietico dopo la liberazione dal Reich; Angelo Pozzoli di Meda, artigiano del legno, scomparso in un campo di prigionia a Reni, in Ucraina. Insigniti alla memoria infine Enrico Ronchetti di Briosco e Seregno, Andrea Scaccabarozzi e Carlo Vismara di Besana, contadino quest’ultimo, morto in Jugoslavia nel febbraio 1945.