
Li prelevarono all’alba da San Vittore: quindici partigiani fucilati in piazzale Loreto da un plotone della Legione Ettore Muti della...
Li prelevarono all’alba da San Vittore: quindici partigiani fucilati in piazzale Loreto da un plotone della Legione Ettore Muti della Rsi su ordine del capitano delle SS Theodor Saevecke (condannato all’ergastolo nel 1999 in Italia ma morto tranquillamente l’anno dopo, a 90 anni ad Amburgo, nel suo letto), col pretesto di vendicare le bombe che due giorni prima avevano fatto saltare in viale Abruzzi un camion dei nazisti che distribuiva viveri ai milanesi, uccidendo sei italiani e nessun tedesco. Attentato mai rivendicato e sempre negato dai partigiani, e del resto più che una rappresaglia fu un atto di terrorismo, perché i 15 li lasciarono lì fino a sera, oltraggiati dai militi fascisti e dal caldo di quel 10 agosto, un venerdì: esposti in piazzale Loreto, dove gli operai passavano tornando in bicicletta dalle fabbriche a Nord di Milano, uno dei luoghi chiave della Resistenza. Ai 15 mandati a morte erano persino state fatte indossare preventivamente delle tute blu.
Ottantun anni dopo, alla commemorazione di ieri mattina, l’assessora ai Servizi civici Gaia Romani ha ricordato che è anche grazie al sacrificio dei 15 "che oggi l’Italia è un Paese libero e antifascista, dove possiamo parlare, votare, scegliere da che parte stare. Scelta che ciascuno di noi deve compiere ogni giorno. Purtroppo il fascismo e la dittatura non sono solo un tragico e lontano capitolo della storia: rigurgiti di fascismo si affacciano quando chi è diverso viene additato come colpevole, quando si prova a riscrivere o negare la storia", ha sottolineato Romani evocando "un sussulto di coscienza: opporci, alzare la voce contro questa cultura della barbarie e della morte, che calpesta ogni diritto, uccide uomini, donne e bambini. Ogni volta che abdichiamo alle armi del dialogo e della diplomazia dimostriamo di non aver imparato nulla". Ieri sera, poi, in piazzale Loreto l’Anpi ha organizzato un incontro sull’eccidio di piazzale Loreto; tra le testimonianze quella di Massimo Castoldi, nipote del maestro e partigiano Salvatore Principato, il più anziano dei 15 fucilati, che avevano da 21 a 52 anni.
Gi. Bo.