BARBARA CALDEROLA
Cronaca

Candy, inizio della fine. La richiesta di Haier: cassa integrazione per oltre 160 operai

Brugherio, il gruppo cinese vuole trasformare il sito in hub logistico. Il 30 giugno uscirà dalle linee di produzione l’ultima lavabiancheria.

Il gruppo Haier controlla il marchio dal 2018: ha annunciato una profonda conversione dello storico sito di Brugherio

Il gruppo Haier controlla il marchio dal 2018: ha annunciato una profonda conversione dello storico sito di Brugherio

Inizio della fine per Candy, Haier, il gruppo cinese che controlla il marchio dal 2018 e che ha annunciato una profonda conversione dello storico sito di Brugherio, ha chiesto la cassa integrazione per 163 operai. "L’intera produzione", dicono Francesca Melagrana della Fim-Cisl e Pietro Occhiuto, segretario della Fiom-Cgil Brianza. Primo tassello della trasformazione da punto di riferimento dell’industria italiana ad hub logistico e preparazione di kit per riparazione e rigenerazione di elettrodomestici. Ranghi ridotti necessari per il pessimo andamento del mercato e l’adattamento del polo alla nuova missione. L’incontro fra le parti è fissato il 25 giugno, l’ultima lavabiancheria “made in Italy”, cioè realizzata qui uscirà dalle linee il 30 giugno. Poi, comincerà la metamorfosi. Niente più produzione, niente più aristocrazia operaia. I sindacati sono decisi a vender cara la pelle. "Minor impatto possibile sull’occupazione e integrazione dell’indennità di cassa", annunciano. La partita è aperta, ma è indubbio che per il territorio sia un duro colpo. Brugherio aveva aperto nel 1961, ma l’impresa frutto dell’intuizione di Enzo Fumagalli che aveva visto in America, dopo la guerra, le potenzialità di queste macchine, è del 1945. Spedì i primi schizzi a papà Eden, fondatore di una piccola officina sulle rive del Lambro. Nacque così la prima lavabiancheria, la mitica 50.Il marchio cambia nome nel 1946 con i brevetti per la lavastoviglie. A guidare lo sviluppo ci saranno anche i fratelli di Enzo: Niso e Peppino e poi i suoi figli, Aldo e Beppe. Una lunga marcia sempre con la rotta impostata sulla crescita fino agli anni ’80 con nuovi stabilimenti e acquisizioni di marchi. Ma anche un profondo impatto sulle famiglie che volevano lasciarsi alle spalle la distruzione e correre verso l’avvenire. Allo scoccare del nuovo millennio, il Gruppo contava 2mila operai nei siti italiani, tutti in Lombardia: la Zerowatt di Alzano Lombardo (Bergamo), la Gasfire di Erba (Lecco), la Donora di Cortenuova (Bergamo), la Bessel di Santa Maria Hoè (Lecco) oltre a Brugherio, dove al momento del passaggio ad Haier c’erano 500 tute blu e quasi altrettanti colletti bianchi. E mentre dismetteva in Italia, Candy non smetteva di aprire nell’Est europeo e di fare shopping nel mondo: dalla russa Vyatka alla turca Süsler per finire con la cinese Jinling. Una cavalcata che ha segnato il passo dal 2008, fino all’addio dieci anni dopo. Ora, un nuovo passaggio epocale. "Ma è un’altra storia", conclude Occhiuto.