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Il virus West Nile è stato identificato in 4 province della Lombardia: le zone a rischio

Dopo i due morti in Lazio, cresce l’attenzione delle autorità. Ecco sintomi, modalità di contagio e consigli per prevenire il virus trasmesso dalle zanzare comuni, favorito dal caldo e dai cambiamenti climatici

A sinistra, il virus West Nile al microscopio. A destra, una zanzara di tipo Culex pipiens, la più comune in Europa

A sinistra, il virus West Nile al microscopio. A destra, una zanzara di tipo Culex pipiens, la più comune in Europa

Milano – Mentre in Lazio cresce la preoccupazione per la febbre West Nile, che ha già causato due morti e 44 contagi accertati, in Lombardia le autorità stanno monitorando la diffusione del virus attraverso rilevazioni su gruppi di zanzare e di animali. Nelle scorse settimane, tra il 9 e l’11 luglio, sono stati quattro infezioni autoctone nelle province di Pavia, Lodi, Cremona e Mantova. Nessun caso è stato rilevato negli essere umani.

L’attenzione rispetto a questa malattia risiede nel fatto che si trasmette attraverso le zanzare comuni (Culex pipiens), cioè la specie autoctona più diffusa in Europa. Il contagio non può avvenire da persona a persona, benché siano stati documentati altri mezzi di infezione – piuttosto rari – come i trapianti di organi, le trasfusioni di sangue e la trasmissione madre-feto in gravidanza.

Virus e cura per il West Nile

La patologia causata dal virus West Nile causa dei sintomi, per lo più lievi, solo nel 20% delle persone contagiate. È tuttavia considerata pericolosa per gli anziani e per le persone con difese immunitarie indebolite o con patologie croniche. Inoltre, non esiste una terapia specifica, né un vaccino.

Nella maggior parte dei casi, i sintomi scompaiono da soli dopo qualche giorno o possono protrarsi per qualche settimana. Nei casi più gravi è necessario il ricovero in ospedale, dove i trattamenti somministrati comprendono fluidi intravenosi e respirazione assistita.

Cos’è la West Nile

Il virus West Nile appartiene alla famiglia degli arbovirus Flaviviridae ed è stato isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda, mentre in Italia è comparso per la prima volta nel 1998. “Lo conosciamo dal 1937 ed è stato chiamato così perché è stato scoperto nell’ovest del fiume Nilo, in Egitto”, ha spiegato il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore della Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva dell’Università degli Studi di Milano.

“Alcuni uccelli selvatici e anche le nostre zanzare sono serbatoi di trasmissione del virus”, ha detto Pregliasco, aggiungendo che si tratta di una “malattia non facilmente controllabile legata al cambiamento climatico e all’aumento del caldo. Anche un sottovaso nel balconcino a Milano o nel Lazio può replicare e diffondere il virus. In zone endemiche ha fatto enormi danni e anche l’Italia è a rischio visto il cambiamento climatico e le temperature sempre più calde”.

Fumigation to exterminate mosquitoes transmitting the West Nile virus
Una disinfestazione di un'area a rischio West Nile

Incubazione e sintomi

Il periodo di incubazione dal momento della puntura della zanzara infetta varia fra 2 e 14 giorni, ma tra le persone con problemi al sistema immunitario può aumentare fino a 21 giorni.

La maggior parte delle persone infette non mostra alcun sintomo. Fra i casi sintomatici, spiega l’Istituto superiore di sanità, “circa il 20% presenta sintomi leggeri: febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei. Questi sintomi possono durare pochi giorni, in rari casi qualche settimana, e possono variare molto a seconda dell’età della persona. Nei bambini è più frequente una febbre leggera, nei giovani la sintomatologia è caratterizzata da febbre mediamente alta, arrossamento degli occhi, mal di testa e dolori muscolari. Negli anziani e nelle persone debilitate, invece, la sintomatologia può essere più grave”.

I sintomi più gravi “si presentano in media in meno dell’1% delle persone infette (1 persona su 150), e comprendono febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino alla paralisi e al coma. Alcuni effetti neurologici possono essere permanenti. Nei casi più gravi (circa 1 su 1.000) il virus può causare un’encefalite letale”.

Il virus West Nile è stato identificato in 4 province della Lombardia: le zone a rischio

Prevenire il contagio

Non essendoci una cura specifica, l’Istituto superiore di sanità consiglia di proteggersi dalle punture ed evitare che le zanzare possano riprodursi facilmente:

  • usando repellenti e indossando pantaloni lunghi e camicie a maniche lunghe quando si è all’aperto, soprattutto all’alba e al tramonto
  • usando delle zanzariere alle finestre
  • svuotando di frequente i vasi di fiori o altri contenitori (per esempio i secchi) con acqua stagnante
  • cambiando spesso l’acqua nelle ciotole per gli animali
  • tenendo le piscinette per i bambini in posizione verticale quando non sono usate.