ANDREA MORLEO
Editoriale e Commento
Editoriale

Per chi suona il campanaccio

Dovremmo modificare il primo articolo della Costituzione, scrivendo che ormai l’Italia non è più una repubblica fondata sul lavoro (scarso e mal pagato) ma sulla protesta. Nel nostro Paese ce la si prende contro tutti e tutto, e il lamento fa parte del nostro vivere a prescindere dal fatto che si abbia ragione o meno.

L’ultimo a finire nel mirino è un cavallo che con il suo campanaccio disturba i villeggianti di Selvino. Si tratta perlopiù di milanesi che hanno deciso di rivolgersi in massa al sindaco della Val Seriana, lamentandosi perché il quadrupede rovina le vacanze che stanno trascorrendo nelle loro seconde case. Da parte sua, il sindaco ai appella al buon senso e sferra il più classico doppio colpo, uno al cerchio e l’altro alla botte. 

All’allevatore (suo concittadino) ha chiesto di togliere il campanaccio al cavallo disturbatore mentre ai villeggianti (che portano soldi in paese) ha ricordato che gli animali al pascolo sono un’usanza di Selvino e – aggiungiamo noi – normalmente di tutti i paesi di montagna. Cosa che ha ribadito lo stesso allevatore, il quale non senza una buona dose di sarcasmo ha aggiunto che il simbolo di Selvino è proprio il cavallo, “non i palazzi o il traffico di Milano”.

In attesa di risolvere la spinosa querelle estiva, pare che più di un imprenditore della zona abbia fiutato il business e stia già progettando una Selvino 2 con prati in erba sintetica, cavalli di compensato e montagne di cartapesta, che d’inverno verranno debitamente spolverate con la farina per garantire l’effetto neve. Come si faceva da bambini con il presepe. A chi lo richiederà sarà anche offerto un po’ di smog e suoni di clacson, giusto per non aver nostalgia di casa.