
Parco e Villa Borromeo
Arcore (Monza e Brianza) – Solidale, innamorata della cultura, anche se per qualcuno si potrebbe fare di più, con una storia importante nel campo del lavoro e della grande impresa. Sospesa fra passato e presente, Arcore ha assistito alla grande trasformazione del Novecento: dalle fabbriche con 1.200 operai alla terziarizzazione, l’era dei servizi. Con tutto quel che vuol dire. Patria di un certo paternalismo illuminato, Falck e Gilera costruirono i loro villaggi per i dipendenti, oggi la gente guarda indietro per confermare le proprie radici. Alla ricerca di quell’identità che in un’epoca che spersonalizza tutto, resta il bene più prezioso.
Ne sono convinti al Registro storico Gilera, il gruppo di appassionati che tiene viva l’epopea della casa dei doppi anelli incrociati finita nel ’69 con il passaggio a Piaggio e poi cancellata per sempre “da una battuta riferita a Giovannino Agnelli, l’erede sfortunato, che suonò come il de profundis del legame fra la città e il mondo delle moto – ricorda Daniela Confalonieri, volto storico del Registro –: ‘Arcore un ramoscello secco che va eliminato’”. Era il 1993 “e Agnelli jr trasferì tutto rapidamente a Pontedera lasciando la Brianza orfana di una tradizione che aveva scritto pagine gloriose nell’industria dal Dopoguerra”. Una ferita che “tanti si portano ancora dentro”. “La gente è molto cambiata – spiega Giancarlo Sala, ex preside del liceo Banfi all’Omnicomprensivo di Vimercate e docente di lettere –. Arcore ha perso la dimensione tipica del paese, dove tutti conoscono tutti, con l’arrivo dei tanti milanesi che si sono trasferiti qui nel tempo, ai quali si sono aggiunti gli stranieri”.
Un mix abbastanza armonico: “Non si sono creati ghetti, è tutto piuttosto omogeneo, salvo eccezioni – sottolinea il professore, volontario in parrocchia –. Non viviamo in un città vera, ma potrebbe diventarlo. Non conta il recupero del passato in termini nostalgici, ma quello di un dibattito che aiuti a fare un salto culturale: la stagione del Cine teatro Nuovo è di primo livello e deve rimanere tale, anche a scapito del guadagno”. Arcore è la città “dove abbiamo organizzato una rete per i compiti che dopo elementari e medie, adesso punta alle superiori, un’esperienza importante, supporto allo studio per tutti i ragazzi, non solo extracomunitari”. Ed è molto generosa: “Per un ospedale ad Aleppo in Siria – ancora il preside – abbiamo raccolto 18mila euro, una cifra importante”.
E a proposito di teatro, mentre la stagione è alle porte - il Nuovo la lancia sempre in estate - l’anno scorso la sala di Bernate con 620 poltrone ha staccato 500 abbonamenti . Sul palco, le migliori produzioni nazionali di prosa e un pubblico sempre attento. “Da un paio d’anni ci siamo fatti un po’ milanesi – spiega il direttore Gianni Spinelli – abbiamo stretto un accordo con un paio di ristoranti per cenare prima o dopo lo spettacolo”. Questo palco è una boccata d’ossigeno per chi ha voglia di qualcosa di importante a due passi da casa. Arcore la culturale non è mai solo glamour, o innovativa, “è sempre pronta a tendere la mano a chi ha bisogno”, dice Valerio Viganò, presidente degli Alpini. Il gruppo, 170 iscritti, il doppio di Monza, è un’istituzione. La sua sede, lo Chalet nel parco di Villa Borromeo, è il rifugio d tutti. Gli angeli con la penna nera sul cappello sono ovunque. “Il paese? È ancora a misura d’uomo, ecco perché è così bello viverci”.