Si dovrà attendere ancora qualche giorno prima che il testamento di Giorgio Armani venga aperto. Si tratta di tempi tecnici o, per meglio dire, burocratici. Il documento che ancora manca è il documento per riassunto dell’atto di morte: lo deve redigere il Comune di Milano, dove lo stilista 91enne è morto il 4 settembre.

I tempi
Solitamente occorrono 2 settimane circa ma vista l’importanza del defunto è molto probabile che gli uffici di Palazzo Marino, dove le bandiere sventolano a mezz’asta in segno di lutto, accorcino l’attesa. Questioni di pochi giorni, dunque. Celebrati i funerali dello stilista, che è stato tumulato nella sua Rivalta, il notaio milanese Elena Terrenghi attende dunque l’ultimo passaggio formale prima di procedere alla pubblicazione del testamento di Armani.
Il testamento olografo
Un testamento olografo, cioè scritto di proprio pugno dallo stilista, senza testimoni e depositato presso lo studio notarile sotto custodia di un pubblico ufficiale. Tale scelta ha consentito allo stilista di modificare le proprie volontà nel tempo, mantenendo il pieno controllo sulle disposizioni per il futuro. Un controllo che Armani ha voluto esercitare con puntualità e pragmatismo, disciplinando in ogni aspetto il piano di successione, come a non voler lasciare zone d’ombra.

Gli eredi
Non avendo figli e dunque in assenza di “quote legittime”, Re Giorgio ha potuto disporre interamente del proprio patrimonio che Forbes ha valutato tra gli 11 e i 14 miliardi di dollari. Chi sono dunque gli eredi nominati dall’imprenditore piacentino? Certamente, il compagno e braccio d’estro Leo Dell’Orco, che gli è sempre rimasto vicino, le nipoti Silvana e Roberta Armani, l’altro Andrea Camerana: tutti con ruoli importanti manageriali nell’azienda di famiglia. A loro del resto spetterà il compito di gestire l’impero della moda.

La fondazione
Un ruolo chiave tra i beneficiari lo avrà la Fondazione Armani, una sorta di cassaforte non solo finanziaria del gruppo perché ha il compito di tutelare lo stile di impresa del fondatore: investimenti adeguati, cautela nelle acquisizioni, gestione finanziaria equilbirata, reinvestimento degli utili, almeno 5 prima di un’eventuale quotazione in Borsa.

La Fondazione formalmente controlla solo l’0,1% della Giorgio Armani Spa ma grazie un sistema studiato nel dettaglio di azioni speciali muove il timone dell’impresa. Il cda della Fondazione Armani – nel cui consiglio siedono Leo Dell’Orco, Rosanna, Silvana, Roberta Armani, Andrea Camerana, il banchiere Irving Bellotto e Federico Marchetti, ad di Yoox – ha di fatto il potere di nominare il presidente e l’ad dell’azienda.
Le proprietà immobiliari
In gioco non c’è solo il controllo di una società con 8.700 dipendenti e 2,4 miliardi di fatturato ma un patrimonio immobiliare che comprende tra l’altro la villa a Pantelleria, la residenza estiva a Forte dei Marmi, dove si trova anche il locale La Capannina acquistato di recente, la casa milanese di via Borgonuovo, Villa Rosa nell’Oltrelpò Pavese e altre residenze a Saint Moritz, Parigi e Saint Tropez. Senza contare le opere d’arte.