ANNA GIORGI
Economia

L’appartamento della Signora Artemest, Ippolita Rostagno sprona i giovani: “Fate gli artigiani, sono i veri artisti”

Direttrice creativa di un marketplace di arredo rigorosamente italiano, ha selezionato oggetti di design e cimeli con i quali sono state allestite le stanze di Palazzo Donizetti. E il Fuorisalone si trasferisce dentro le dimore

Ippolita Rostagno, direttore creativo di Artemest che espone in un interno alto borghese di via Donizetti

Ippolita Rostagno, direttore creativo di Artemest che espone in un interno alto borghese di via Donizetti

Milano, 9 aprile 2025 – Ippolita Rostagno è una donna tenace e vulcanica. Vive tra New York, dove abita dagli anni Ottanta, Milano e Firenze, la sua amata città in cui è nata e in cui ha coltivato la passione per l’artigianato, l’eccellenza in edizione limitata. Lei è la “signora Artemest“, la direttrice creativa, la guida che seleziona un collettivo di oggetti di design che abitano le dimore restituendo lusso, grazia e armonia, un marketplace tutto di arredo rigorosamente italiano.

Questa edizione de “l’Appartamento” è a Palazzo Donizetti, un gioiello architettonico del XIX secolo nella omonima via. Sei studi di interior design di fama internazionale - 1508 London, Champalimaud Design, Meyer Davis, Nebras Aljoaib, Romanek Design Studio e Simone Haag - hanno trasformato ciascuno una stanza del palazzo, esponendo una selezione di arredi, illuminazione, arte e decoro. “L’arte è al centro della vita - dice Rostagno - perché ti redime. Artemest nasce dal desiderio di recuperare l’artigianato italiano, evolverlo e metterlo in contatto con il mercato”. Così il lavoro della direttrice creativa è diventato un Fuorisalone da cui trarre davvero l’ispirazione per le proprie case. “Sì è una showhouse - dice - l’obiettivo è quello di coinvolgere più artigiani possibile e arredare veramente una casa”.

Stravolgendo un po’ l’idea di un Fuorisalone allestito in uno spazio anonimo, Artemest sceglie il contesto domestico.

“Perché l’arte è fatta anche di piccoli gesti estetici consumati giornalmente, quindi il contesto di una casa alto borghese è il luogo naturale per questi “gioielli“”. Lo scouting di artigianato lo fa la signora Artemest in persona. “Quando, nel 2015, ho ideato questo progetto per salvare le piccole botteghe valorizzando un tesoro che non deve estinguersi per due anni ho girato tutto il Paese in lungo e in largo alla ricerca di piccole botteghe”.

Il mercato migliore resta, almeno fino ad oggi l’America. “Sicuramente a New York hanno una vera ammirazione, un entusiasmo quasi ‘infantile’ per queste eccellenze e per la storia che ci sta dietro”. E aggiunge: “Per tramandare questo know how la scuola migliore è il lavoro, perché la scuola in sé e per sé dà sempre qualcosa di accademico. Invece i giovani che hanno passione e talento dovrebbero cominciare a lavorare nelle botteghe e imparare l’arte. Poi si evolve il prodotto e si commercializza. Soprattutto - conclude - i ragazzi non devono vedere l’artigiano come un lavoro minore. Oggi l’artigiano è il vero artista”.