
L’attuale formazione degli Smashing Pumpkins Da destra Billy Corgan James Iha Jimmy Chamberlin
Milano – La prima edizione del Parco della Musica passa in archivio mercoledì prossimo col ritorno a Milano degli Smashing Pumpkins. Milano è, infatti, la seconda tappa di quell’Aghori Tour al via stasera dal palco dell’Hills of Rock Festival di Plovdiv, in Bulgaria. Una rentrée euro-asiatica, visto che a settembre il cammino della band americana proseguirà in Giappone, Corea, Filippine, Thailandia, Singapore, Indonesia, propiziata dalla presenza sul mercato dell’album “Aghori Mhori Mei”, uscito un anno fa.
Per non farsi mancare nulla, però, Billy Corgan, James Iha e Jimmy Chamberlin il 29 agosto ripubblicano pure una pietra filosofale della loro discografia quale “Machina / The Machines of God”, uscito giusto venticinque anni fa. Come inevitabile, però, circa metà del repertorio affiora dai due album che hanno marchiato a fuoco l’epopea Pumpkins, ovvero “Mellon Collie and the infinite sadness”, che festeggia il suo trentennale, e “Siamese dream”, senza tralasciare qualche citazione pre della rock opera in tre atti “Atum”.
“Non amando i giochi di parole, dico che la nostra è tra le band più grandi, affermazione giustificata, credo, dalla certezza di avere qualcosa di speciale da dire”, assicura Corgan - fondatore con Iha del gruppo nell’88 e suo liquidatore nel 2000, ma anche motore primo della reunion nel 2007 e dei molteplici cambi di formazione (che continuano ad escludere la bassista originaria D’arcy Wretzky). Nuova arrivata la chitarrista ritmica Kiki Wong, scelta un anno fa da Corgan fra i nove pretendenti rimasti per il posto lasciato libero da Jeff Schroeder al termine di una prima selezione online. Il basso lo suona, invece, Jack Bates, mentre le tastiere Katie Cole.
“Il nostro essere diversi dagli altri l’ho percepito già agli inizi, quando suonavamo davanti a 50 persone, ma non saprei spiegarne il perché”, prosegue il frontman, titolare pure del podcast The Magnificent Others dove ospita amici come Gene Simmons dei Kiss o Tom Morello dei Rage Against The Machine. “Era semplicemente qualcosa che la band possedeva, una scintilla capace di resistere al passare del tempo. Oggi, non proviamo la sensazione di una vittoria trionfale, ma quella di aver seguito il percorso giusto. Siamo sempre stati al centro delle nostre scelte e nessuno è riuscito a distoglierci dalla strada che avevamo davanti. Questo nonostante il rifiuto di una parte dell’establishment musicale determinata a non concederci mai il giusto riconoscimento. Questo, probabilmente, perché non rientravamo in categorie preconfezionate. Mai completamente grunge, alternative, metal o glam, ma semplicemente noi. Così siamo tornati a fare quel che ci riesce meglio, concentrandoci sui nostri punti di forza e smettendo di perderci in chiacchiere inutili. Tutto è cresciuto e s’è rafforzato molto. L’interesse è forte, i concerti sono molto forti e la band, probabilmente, non ha mai suonato meglio”.