L'INIZIATIVA / Parole e pensieri ai tempi del coronavirus: "Compagnia"

Hanno scritto per noi, tra gli altri, Andrea Bocelli, Giorgio Armani, Giovanni Malagò, Ettore Messina, Elio Franzini e Gianni Canova

Il drammaturgo, regista e attore Massimiliano Finazzer Flory

Il drammaturgo, regista e attore Massimiliano Finazzer Flory

Milano, 19 aprile 2020 - Una parola al giorno per trenta giorni, un mese di riflessioni e pensieri che andranno a costruire una "letteratura del ricordo". È l’invito che Massimiliano Finazzer Flory, regista e attore teatrale, lancia ai lettori in collaborazione con Il Giorno. Il drammaturgo propone una parola di stretta attualità legata al Covid-19, invitando i lettori a scrivere un breve pensiero (600-700 battute) in merito. Le riflessioni, da inviare all’indirizzo mail redazione.internet@ilgiorno.net, saranno pubblicate online e contribuiranno a costruire una memoria collettiva di com’erano la Lombardia e l’Italia ai tempi del coronavirus, accanto ai contributi che di giorno in giorno manderanno alcuni personaggi della cultura e dello spettacolo.

La parola odierna è COMPAGNIA. Fino ad ora hanno scritto per noi:Giorgio Armani, Andrea Bocelli, Salvatore Veca, Ornella Vanoni, Dan Peterson, Antonella Boralevi, Quirino Principe, Gabriele Lavia, Laura Valente, Maria Rita Parsi, Gianni Canova, Gianni Quillico, Silvia Pascale, Stefano Bruno Galli, Edoardo Zanon, Fabio Scotto, Gilda Bojardi, Ico Migliore, Marconcini Alberto, Roberta Pelachin, Rosario Pavia, Ettore Messina, Giovanni Gastel, Edoardo Boncinelli, Giulia Carli, Pino Farinotti, Stefano Boldorini, Alberto Mattioli, Alberto Uva, Alessandra Miorin, Roberto Cacciapaglia, Sabrina Sigon, Angelo Argento, Anna Maria Cisint, Ilaria Guidantoni, Ivano Giulio Parasacco, Lavinia Colonna Preti, Letizia Moratti, Massimo G. Cerutti, Paolo Del Brocco, Pierluigi Biondi, Jacopo Rampini, Roberto Zecchino, Carlo Robiglio, Salvatore Carrubba, Corrado Sforza Fogliani, Giulio Giorello, Lorenzo Maggi, Alessandro Daniele, Alberto Mingardi, Monica Stefinlongo, Cesare Balbo, Elena D'Incerti, Giuseppe Mojana, Giulia Malaspina, Marco Nereo Rotelli, Michela Lucenti, Silvano Petrosino, Alessandra Marzari, Ariane, Deborah Cocco, Filippo Del Corno, Michele, Alessandro Pancotti, Maria Giulia Comolli, Franco Masanti, Alessandro Gabrielli, Girolamo Sirchia, Santo Rullo, Alessandro Daniele, Dori Ghezzi, Katia da Ros, Antonio Francesco Pollice, Maria Pia Ciaccio, Red Canzian, Cristina Veronese, Barbara Dei Rossi, Paolo Coppo, Carolina Labadini Mosti, Spartaco Rizzo, Roberta Usardi, Claudio Formisano, Roberto Rinaldi, Alberto Marconcini, Ilaria Massi, Giuseppe, studente di filosofia all'università Vita-Salute San Raffaele, Cristina Settanni, Cristina Salvador, Carmen, Alex Salmini, Eugenio Astorino Tutoli, Sofia Aloi, Lory, Cristina Barletta, Rosanna Calò, Graziano Camanzi, Raffaella, Miriam Merlo, Clara Canna, Riccardo, Fabrizio Gramigni, Luciano Vacca, Giorgio Piccaia, Elio Franzini

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Vicinanza, conversazione, spesso alla ricerca di maggior intimità, quando diventa abituale come la compagnia di prosa, di opere, di spettacolo, una comunità legata e stabile. La compagnia indica anche un’associazione religiosa o in senso esteso un legame affettivo, se si è accompagnati, nella vita e non soli. Questo è il punto: aver compagnia, stare in compagnia, al di là della profondità del legame, evoca allegria, tempo libero, l’aggregazione di molte persone. Per me è soprattutto un ricordo adolescenziale ed estivo con il suo carico di entusiasmo e la voglia di libertà, la compagnia di giro, del muretto, della piazza, quell’assembramento colorato davanti ai locali o ad un caffè. La gente seduta in braccio uno all’altro con quel bisogno di vicinanza e di intimità esibita, sulle moto o appoggiata alle macchine. Certo crescendo si ha più bisogno di incontri interessanti e di affetti intimi ma il gusto della compagnia da brio alla vita e un po’ di leggerezza della quale abbiamo bisogno…aspettando l’estate.

Ilaria Guidantoni, giornalista e scrittrice del Mediterraneo

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Di domenica questa parola suona senza campane.Le amiche lontane. Non basta la televisione. Noi vogliamo la compagnia degli anni. Quella che ci fa condividere quel breve tratto di strada oggi sbarrato dai 200 metri. Dove sono le panchine? Io non ho cani ma mani che cercano mani. Compagnia senza opere vuol dire ricerca di sconosciuti. Allora penso che ho già vissuto questo momento. Se ora sono un anno dopo il virus vuol dire che è andata bene la mia compagnia.  Grazie anima di aver creduto e sopportato che la scrittura occupasse lo spazio di chi non c’è più.  Sono una sopravvissuta.  Ma il tempo non è solo indietro. Fa compagnia anche alla vita.

Sveva Banfi

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Di questo tempo in prolungato stand by porteremo con noi, tra le tante sensazioni, quella che ogni convinzione, ogni pensiero, ogni sfumatura sia interfaccia di qualcos’altro. La compagnia è l’altro lato della solitudine. Soli in una marea di videolezioni, soli nell’affollamento parossistico di volti televisivi con cui alla fine potremo darci del tu, soli quando, in coda ad aspettare di entrare in un supermercato ci scopriamo sospettosi, annoiati, felici di godere di un’ora d’aria. I compagni di chat, i colleghi delle piattaforme dai nomi che ignoravamo, i familiari ridimensionati a quadratini nel rettangolo del tablet, gli studenti in quel simulacro di lezioni che adesso si chiamano slot orari, le amiche degli aperitivi virtuali conditi di confidenze, lo yoga e lo streching, lo spinning e il pilates, le visite virtuali nei musei sprangati e forse impolverati, la polemica inutile e ciarliera sui social, l’occhio a discipline che il tempo alienante della vita ‘normale’ impediva di coltivare. Poi scende la sera: al buio finisce – e spesso è tardi, un tardi imprecisabile – la mediazione dello schermo con quella sua trasparenza lucida e fredda. I volti della chiacchiera si spengono: basta il tasto OFF, è solo un clic. La certezza di coltivarne la consuetudine a prescindere, vacilla: certo, domani il tasto ON li riaccenderà, basta un clic: “Ci sei?, “Mi senti?”, “Mi vedi?”, “Mi metto in modalità telecamera accesa / spenta / dritta / storta / microfono sì microfono no / sfondo cucina vero /sfondo Tropici fake”….. Ognuno è solo sul cuor della terra?

Elena D’Incerti

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Bussero (Mi)- 19/04/2021 (Un anno dopo) Mi ricordo un anno fa quando un invisibile, microbico e pericoloso nemico attentò alla nostra salute, cercando di attaccare i nostri polmoni e di ridurne drammaticamente le capacità respiratorie, soprattutto nella popolazione più anziana. Riuscì a creare in noi un impasto di angoscia e paura, che stravolse il nostro modo di vivere, le nostre abitudini, i nostri riti, i nostri svaghi. In poche parole i riferimenti e le certezze, che avevamo acquisito con gli anni e nel tempo. Per la salvaguardia della nostra salute ci furono imposte limitazioni alle nostre libertà di incontrare persone, vedere gente e stare in compagnia di parenti o amici. Occorreva stare distanziati, evitare assembramenti, preferibilmente rimanere isolati in casa. Furono create delle innaturali barriere tra generazioni. I nonni non poterono più frequentare i loro nipoti ed i figli i loro genitori. Gli affetti ed i sentimenti potevano essere manifestati solo a distanza e con mezzi tecnologici. Non era però la stessa cosa. Mancava il piacere di stare insieme, di scambiarsi idee o opinioni, di discutere, di fare o ascoltare racconti, di esprimere stati d’animo o esperienze. Cioè quell’atmosfera di convivio, che al termine di una riunione o di un incontro, ci faceva dire convintamente: “ Grazie della compagnia!”. Ad un anno di distanza, siamo tornati a stare insieme nei luoghi di compagnia. Nei bar, nei ristoranti, nei cinema, nei teatri, negli stadi. Però non è più come prima. I nostri comportamenti sono dettati dalla prudenza, per non ricadere sotto la pressione del nemico killer. Portiamo ancora le mascherine, non ci tocchiamo, stiamo a distanza di sicurezza l’uno dall’altro, usiamo spesso le salviette igienizzanti. Abbiamo imparato a controllare la diffusione delle goccioline microscopiche, che trasportano il virus killer e quindi possiamo conviverci in sicurezza, in attesa di diventarne completamente immuni.

Roberto Rinaldi

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Compagnie, viaggi sogni aperture. Ti scopri con uomini e donne in incontri straordinari e animali felici e leggeri lezioni di esistenza e in compagnie giocose la natura ti parla. In compagnie solitarie interiorizzate e popolate vive. D’ora in poi rispetto per natura mondo umanità. Senza volto o Virus viaggi sospeso e penetri con mani nel corpo singolo in assenza d’equilibrio e di pane e sempre in movimento aleggi nelle città e piazze deserte ti incontro a tutte le ore rubi la vita e fai scuola nella storia surreale e invisibile e paura  d’accoglienza tutto regoli e disponi di me di noi identificati svelati scopriti verso l’umanità e ti vinceremo con ricerca in partenza e la compagnia non sarà rischio.

Giorgio Piccaia, artista

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Compagnia vecchia compagna 

data ormai per scontata

come l’amore stanco

da matrimonio di mille anni

Lui Lei e Loro senza passione

morti anzitempo per noia

sprezzanti della fortuna garantita  

La tanto temuta malattia 

divenne allora essa stessa

il più potente dei vaccini

quando sottopelle 

s’insinuò la tremenda nostalgia

della morente Compagnia  

Nell’infreddolita umanità 

crebbero a dismisura gli anticorpi

necessari per tornare ad apprezzare

l’affetto che ci accompagnava

Godere di sana commistione con la natura 

dopo l’asettica sanificazione

Osservare il sorriso autentico del figlio

che stringe i fratelli d’asilo

I rumori e gli odori del cibo

nella peggiore bettola in amicizia.

Stefano Boldorini

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Compagnia è una parola evocatrice che accompagna differenti valenze. Certo ad esempio , la compagnia della natura è purificante ,  quella degli animali energizzante , dei libri affascinante , della tecnologia stimolante , dei nostri simili rincuorante ... Ma i detti termini possono essere visti anche in un senso inverso : la natura diventa inquietante , gli animali invadenti , la lettura noiosa , la telefonia disturbante e i nostri simili dei meri estranei . Cosi' mi riviene alla mente una frase ricorrente di un passato non troppo lontano : " di che compagnia sei " ? E come una parola d'ordine , se qualcosa la contraddiceva , un'inezia , un sospetto , un pregiudizio , non si poteva far parte della compagnia , si restava isolati . Non solo , in un'accezione più larga e storica , la parola compagnia è diventata sinonimo di potenze internazionali : la Compagnia dello zucchero , la Compagnia del grano , la Compagnia del tabacco ed anche quella dei telefoni , senza dimenticare la Compagnia delle  banche ... Enti che col tempo hanno costruito un sistema obiettivamente elitario a volte settario e quindi escludente : spesso le risorse di queste compagnie son state catturate a suon di guerre ed oppressioni di massa , ricchezze rubate col sangue e non equamente condivise . Ecco nel sangue questo virus coronato che tiene in scacco l'umanità intera ci costringe a rivedere le nostre abitudini , i nostri valori , le priorità ; forse è ora di cambiare , di pretendere dalle parole esiti positivi per guarire su tutti i fronti , ammettendo solo le compagnie teatrali , le compagnie multiculturali , le compagnie ecosolidali , le compagnie fraterne ... Paura , disperazione , dolore , in compagnia tutto si puo' affrontare e sconfiggere , l'Italia insegna !

Anna Rosa, friulana "bloccata" in Francia

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Penso anch’io che il sistema vita frenetico e consumistico stia arrivando alla fine. Questi sono solo allarmi. La natura ogni tanto ha degli anticorpi che a volte si chiamano virus. Il cambiamento parte dai singoli individui. Dal rispetto per l’ambiente, per le altre forme di vita, e tutto quello che già io e te sappiamo.  Alla compagnia.

Stefano

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