
La stazione ferroviaria di San Zenone al Lambro, fra Milano e Lodi, si trova lungo la linea ferroviaria Milano-Piacenza
San Zenone al Lambro (Milano), 2 settembre 2025 – “Un uomo di carnagione scura, con i capelli ricci”. La prima descrizione, confermata nella denuncia messa nero su bianco nella caserma di Melegnano, traccia un identikit che porta a un uomo probabilmente di origine africana. È il punto di partenza dell’indagine sulla violenza sessuale subita da una diciottenne nella tarda serata di sabato a due passi dalla stazione di San Zenone al Lambro, al confine tra le province di Milano e Lodi.
Dieci minuti di terrore
La ragazza è rimasta in balìa del suo aggressore per alcuni interminabili minuti, una decina in tutto. Stando a quanto ricostruito finora, tutto è avvenuto attorno alle 23. Reduce da una serata trascorsa in compagnia di una parente che vive in quella zona, la vittima stava raggiungendo a piedi lo scalo ferroviario per salire sull’ultimo regionale delle 23.04 e rientrare nell’appartamento in cui abita, nella periferia nord di Milano. All’improvviso, uno sconosciuto le si è parato davanti, l’ha afferrata per le braccia per vincerne la resistenza e l’ha trascinata sotto un albero, in un’area verde vicino al ciglio della strada, tra il guardrail e il muro di cemento che costeggia via del Bissone: lì la diciottenne è stata stuprata, nonostante abbia cercato in tutti i modi di divincolarsi dalla morsa dell’aggressore poi sparito nel nulla.

La visita alla Mangiagalli
L’alert al 112 ha generato l’intervento di una pattuglia di carabinieri della stazione di Melegnano, che, dopo aver raccolto la prima testimonianza della giovanissima vittima, ha chiamato un’ambulanza, arrivata in via del Bissone poco dopo mezzanotte di domenica. Diciannove minuti dopo l’una, la ragazza è entrata al pronto soccorso del Policlinico per essere medicata. In seguito, è stata accompagnata alla vicina clinica Mangiagalli per iniziare il doloroso percorso di esami clinici, accertamenti e assistenza psicologica con gli specialisti del centro anti-violenze.

La ricerca del Dna
Nel frattempo, si era già messa in moto la macchina degli accertamenti della Sezione investigazioni scientifiche di via Moscova: le tute bianche hanno passato al setaccio il luogo indicato dalla vittima per isolare tracce biologiche potenzialmente utili alle indagini dei colleghi della Compagnia di San Donato Milanese e del Nucleo investigativo di Milano. Analisi che potrebbero rivelarsi decisive per dare un nome all’uomo in fuga: la speranza è che si riesca a trovare un Dna, da confrontare eventualmente con quelli già schedati nelle banche dati delle forze dell’ordine.
In campo i Ris
Il match tra profili genetici potrebbe rappresentare la chiave di volta di un’inchiesta appena iniziata e che probabilmente nei prossimi giorni passerà da una nuova audizione della diciottenne, per cercare di mettere a fuoco qualche dettaglio finora rimasto sullo sfondo e di ricostruire con più precisione possibile quanto accaduto nella tarda serata di sabato.
Possibili vie di fuga
I militari, coordinati dai pm della Procura di Lodi, stanno acquisendo le immagini registrate sabato sera dalle telecamere di videosorveglianza: stando a quanto risulta, non ci sono occhi elettronici nelle immediate vicinanze del punto in cui è avvenuta la violenza, ma il cerchio degli investigatori si allargherà a tutta l’area che ruota attorno allo scalo ferroviario, nonché alle possibili vie di fuga e al tragitto fatto dalla ragazza per raggiungere la stazione. Non è escluso, infatti, che l’uomo abbia seguito la vittima dopo averla intercettata altrove, aspettando solo il momento buono per bloccarla e abusare di lei.