
L’aggressione è avvenuta poco prima della mezzanotte in via del Bissone a due passi dalla stazione ferroviaria di San Zenone al Lambro
di Nicola Palma e Alessandra ZanardiSAN ZENONE AL LAMBROL’ambulanza arriva in via del Bissone sette minuti dopo la mezzanotte di ieri. È la strada che collega la frazione Ceregallo a Sordio, che sta già in provincia di Lodi; a due passi c’è il sottopassaggio sorvolato dai binari della stazione di San Zenone al Lambro. Sul ciglio della strada c’è una diciottenne in evidente stato di choc: vive nella periferia nord di Milano e sussurra tra le lacrime che poco prima stava raggiungendo lo scalo ferroviario per prendere un treno che l’avrebbe riportata a casa. All’improvviso, si è materializzato un uomo mai visto prima: lo sconosciuto, stando alla sua ricostruzione, si è avventato su di lei, l’ha malmenata per vincerne la resistenza e l’ha trascinata con la forza nell’area verde lì accanto. Poi lo stupro, dietro alcuni alberi posizionati tra il guard rail e il muro che da un certo punto in avanti delimita la carreggiata.
La ragazza viene accompagnata prima al pronto soccorso del Policlinico per essere medicata (sul corpo aveva alcuni segni da costrizione) e poi trasferita alla clinica Mangiagalli per essere affidata alle cure degli specialisti del centro anti-violenze e iniziare il doloroso percorso di esami, accertamenti clinici e assistenza psicologica. Nel frattempo, le tute bianche della Sezione investigazioni scientifiche di via Moscova sono già entrate in azione: passano al setaccio la zona indicata dalla vittima, a caccia di tracce potenzialmente utili alle indagini affidate ai colleghi della Compagnia di San Donato Milanese e del Nucleo investigativo di Milano. Sulle prime, la diciottenne, che ha poi presentato denuncia nella caserma della stazione di Melegnano, ha parlato di una persona probabilmente di origine africana. Un particolare che ha fatto concentrare l’attenzione degli investigatori, coordinati dai pm della Procura di Lodi, anche su un vicino centro d’accoglienza per migranti; al momento, è doveroso precisarlo, non ci sono elementi certi che possano ricollegare il fuggitivo a quella struttura o a qualsiasi altro luogo, visto che non è stato ancora identificato.
Come sempre succede in casi così delicati, la vittima verrà risentita dalle forze dell’ordine per avere più dettagli possibile sulla dinamica e provare a stringere così il cerchio attorno all’aggressore. Un altro passaggio obbligato dell’indagine riguarda l’acquisizione dei filmati registrati dalle telecamere di videosorveglianza che presidiano quel fazzoletto di territorio che ruota attorno alla stazione: la speranza è che il volto del presunto stupratore sia stato immortalato in quei minuti da qualche occhio elettronico, anche per capire se l’uomo abbia incrociato la ragazza per caso o se l’abbia agganciata in un altro punto e poi pedinata per aspettare il momento buono per colpire.
Le immagini, che verranno visionate con estrema attenzione da chi sta indagando, potrebbero rivelarsi importanti pure per un altro motivo: nel caso ci fosse un frame chiaro del volto del fuggitivo, quei lineamenti potrebbero essere inseriti nei software di riconoscimento facciale per individuare un’eventuale compatibilità con visi già schedati in passato dalle forze dell’ordine.