
Manfredi Catella all’uscita del Tribunale dopo l’interrogatorio con i magistrati
MILANO
La fattura da 28.500 euro emessa a luglio 2023 nei confronti di Coima Sgr dallo studio di Alessandro Scandurra, allora componente della Commissione Paesaggio di Palazzo Marino, che per il giudice per le indagini preliminari Mattia Fiorentini era "funzionale unicamente a giustificare" il patto corruttivo tra l’architetto e Manfredi Catella, "non è affatto falsa". È uno dei temi cruciali del ricorso depositato ieri al Tribunale del Riesame dai difensori di Catella, Francesco Mucciarelli e Adriano Raffaelli, per chiedere la revoca degli arresti domiciliari disposta nell’inchiesta sull’urbanistica milanese. E, in subordine, un alleggerimento della custodia cautelare, dovuta al fatto che non sussiste alcuno dei presupposti per il mantenimento, a maggior ragione dopo la rinuncia di Catella a tutte le deleghe. "È una fattura - si legge nel testo del ricorso ai riesame - emessa a fronte di prestazioni che, come documentato, sono state effettivamente rese". La causale della fattura era attività di due diligence dei comparti Cenisio 1/Messina 50 e Messina 53/De Benedetti 1 e, secondo il gip, sarebbe stata emessa poiché Scandurra doveva partecipare alla "fondamentale seduta della commissione per il paesaggio del 5 ottobre 2023" e assicurare "il proprio appoggio" al progetto del Pirellino.
L’incarico per lo studio di fattibilità dello studentato di via Messina è stato conferito "in vicinanza temporale della seduta del 5 ottobre 2023", come osservano i legali, ma non per indurre Scandurra a cambiare idea, "a dettare i tempi dell’incarico in questione da Coima a Scandurra, non è, all’evidenza, la seduta", bensì, "il dato cronologico non flessibile costituito dall’aggiudicazione del luglio 2023 dell’area di Messina 53 e dalla conseguente possibilità di partecipazione al bando Mur, che prevedeva tempistiche definite e non modificabili".
Riprendendo quanto osservato nell’ordinanza del giudice Fiorentini, ossia che "Catella non aveva alcun rapporto con Scandurra", i legali spiegano che il ceo di Coima "non è firmatario dei contratti" con il professionista e componente della commissione "né tantomeno ha autorizzato il pagamento della fattura" in questione.
E anche se nell’interrogatorio preventivo Catella "si è assunto una responsabilità generale in coerenza con la sua etica e deontologia", ciò non significa "l’approvazione di un qualsivoglia preteso patto corruttivo". Quindi non si è assunto alcuna responsabilità riguardo agli "illeciti" contestati: "altro è l’assunzione della responsabilità delle politiche aziendali, altro la paternità di reati".
Inoltre, si legge nelle carte depositate: "Ritenere che un imprenditore, soltanto perché opera su tutto il territorio nazionale e
all’estero possa – se non limitato
nella libertà di movimento e comunicazione – reiterare la propria condotta altrove, è affermazione apodittica e non conferente". Anna Giorgi
mail: anna.giorgi@ilgiorno.it