
L’associazione Parole e Punti da 8 anni raccoglie “sferruzzatori“ di ogni età "Tra noi anche tanti uomini. Eravamo degli estranei, ora siamo una famiglia".
Tre amiche, un gomitolo di lana e la voglia di allontanarsi dai ritmi frenetici di Milano. Così è nata “Parole e Punti“, associazione formata da un fedele gruppo di “sferruzzatori“ che da otto anni si incontra per condividere "i ferri del mestiere" e la bellezza delle connessioni umane.
Ormai è una piccola popolazione quella che si raduna negli spazi di Mare Culturale Urbano per rispolverare un’abitudine del passato: "Un tempo le donne si incontravano dopo cena per ricamare e quel ritrovo, un po’ alla volta, si trasformava in un porto sicuro per potersi raccontare liberamente - spiega Enrica Bologni, presidente di Parole e Punti - Tra di noi si è innescato un meccanismo simile: un gruppo di estranei è diventato improvvisamente una famiglia". E gli habitué non mancano mai all’appuntamento del sabato pomeriggio; puntuali come un orologio svizzero arrivano le sciure che per l’occasione hanno fatto un salto dal parrucchiere, le giovanissime che hanno voglia di abbandonare il telefono sul fondo della borsa per qualche ora e – ultimi, ma non per minore impegno – gli uomini stanchi di dover coltivare unicamente hobbies "da maschi".
Un po’ alla volta questo è diventato uno spazio in cui sentirsi al sicuro e scardinare gli stereotipi che ancora serpeggiano nella società. E ognuno fa un po’ quel che può secondo le proprie capacità: c’è chi, ferri alla mano, potrebbe cucire da zero una sciarpa in poche ore, chi "fa i gomitoli" e chi, invece, impila le piccole creazioni realizzate dagli altri. “Parole e Punti“ è una catena di montaggio con un ingrediente segreto: il lavoro di squadra. Negli spazi di Mare Culturale Urbano non si sferruzza unicamente per trascorrere qualche ora spensierata, ma si fa la cosiddetta "maglia sociale": qui, infatti, si realizzano le "coperte dell’abbraccio" destinate alle donne vittime di maltrattamenti che, una volta denunciati i propri mariti o compagni, fuggono dalle loro case.
L’associazione ha collaborato con il centro antiviolenza dell’ospedale Niguarda "Telefono Donna" e ha scelto di utilizzare il colore e il calore per offrire un supporto a chi, nell’ora più buia, ha bisogno di ritrovare un po’ di conforto: "Molte di loro, dopo aver denunciato, sono costrette a lasciarsi tutto alle spalle, trasferendosi nelle case segrete - spiega Enrica Bologni - Noi del gruppo ci siamo posti una domanda: “Di cosa avremmo bisogno se ci trovassimo in quella situazione?“. Di un abbraccio caldo per ritrovare la forza di lottare e tornare a respirare". E le coperte di “Parole e Punti“ non si limitano al perimetro di Mare Culturale Urbano ma, come un’onda, travolgono l’intera città; come dimenticare quando, pochi anni fa, tappezzarono piazza Duomo con le loro creazioni, dando vita a un gigantesco manifesto colorato contro la violenza di genere.
"Abbiamo lavorato oltre un anno per produrre più di 4mila coperte - ricorda Bologni - Ci siamo svegliati nel cuore della notte per allestire tutta l’area prima che la città iniziasse a popolarsi di nuovo: siamo riusciti a racimolare circa 80mila euro, tutti devoluti alle associazioni per le case segrete di Milano". Il gruppo di “Parole e Punti“ lavora come una piccola azienda, ma il fatturato è sempre pari a zero: il loro obiettivo, infatti, è quello di offrire supporto alle organizzazioni che hanno più bisogno di loro. Ed è per questo che, negli ultimi anni, hanno prodotto le loro "coperte dell’abbraccio" anche per le case arcobaleno milanesi e per Emergency. E per chi si aspetta un lavoro a maglia impeccabile, Enrica Bologni mette le mani avanti: "Queste coperte non nascono per essere belle: le imperfezioni, del resto, fanno parte della vita – spiega la presidente di Parole e Punti – Ma c’è una caratteristica che non può mai mancare: devono essere calde, come una carezza per curare l’anima".