
Guido Bertolaso, 75 anni, assessore (tecnico) al Welfare della Regione Lombardia
di Giambattista Anastasio e Giulia Bonezzi
"Se non siete capaci di fare i direttori generali potete anche andare a vendere le mozzarelle, c’è pieno di gente brava che vorrebbe essere al vostro posto". Non saranno state magari esattamente queste, le parole pronunciate dall’assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso ieri a Palazzo Lombardia, durante un incontro a porte chiuse cui presenziavano un buon paio di centinaia di persone inclusi i rappresentanti delle strutture private accreditate che lavorano per il Servizio sanitario lombardo. Ma più fonti confermano al Giorno sia il riferimento caseario, sia il succo della lavata di capo dell’assessore ai direttori generali delle Asst, delle Ats e degli Irccs pubblici durante la plenaria che si tiene un paio di volte all’anno.
A dare retta ai rumors che circondano l’ex capo della Protezione civile sin dal suo approdo al Palazzo della Regione come consulente del governatore Fontana, una sfuriata di Bertolaso non è precisamente un inedito, a parte l’intensità e la variante estiva alla caprese. A conferirle eccezionalità è il contesto, perché in base a quanto ricostruito dal Giorno quello dell’assessore sarebbe un fallo di reazione.
Si discuteva del personale e delle assunzioni che gli ospedali pubblici sono stati autorizzati a effettuare per far fronte alle liste d’attesa, e l’assessore aveva rimproverato ai dg di non averne fatte abbastanza, quando uno degli interessati - cosa abbastanza inedita - ha preso la parola. E ribattuto che occorre distinguere tra chi bandisce concorsi che poi vanno deserti e chi non s’impegna a sufficienza.
Tutto bene, se non fosse che a difendere la categoria con una certa veemenza, dalle prime file, era Luca Stucchi, direttore generale dell’Asst Lariana: ciellino di ferro, carriera iniziata sotto Formigoni ma transitata anche dalla Liguria, è considerato il capofila dei direttori generali in quota Fratelli d’Italia. Ma soprattutto alle sue parole dalle file circostanti - occupate, qualcuno ha notato, da manager di rito meloniano - è partita una salva d’applausi. Quasi una contestazione - e sotto gli occhi dei privati, non precisamente il fan club di Bertolaso - cui l’assessore avrebbe replicato in un crescendo retorico finito, come detto, a mozzarelle. Con un riferimento ai "bravi che vorrebbero essere al vostro posto" urticante alle orecchie di manager che attendono a breve le “pagelle” annuali ma soprattutto la verifica di metà mandato (triennale) a fine 2025, se non prima.
Il risultato, probabilmente neanche voluto dal dg d’innesco, s’inscrive nel poco carsico conflitto tra l’assessore tecnico e il partito di maggioranza relativa (il cui vuoto di fedelissimi in ambito sanitario è stato presto colmato da ciellini di lungo corso): solo il giorno prima Bertolaso, davanti alla Commissione Bilancio del Pirellone, aveva rivelato che gli intoppi del lunedì al sistema operativo dei medici di base erano dovuti al fatto che Aria - la società della Regione che è un feudo di FdI - non facesse manutenzione nel weekend.