REDAZIONE MILANO

Niente risposte da Ats, cinquantenne con la sclerosi multipla va in Svizzera per il suicidio assistito

Lungo tiremmolla con l’azienda sanitaria che – dicono dall’associazione Luca Coscioni –avrebbe tracheggiato dopo aver ricevuto l’istanza dalla donna, affetta da vent’anni dalla patologia

Milano, 29 luglio 2024 – Dopo un lungo tiremmolla con la Ats, a cui si era rivolta per avere accesso al “suicidio medicalmente assistito”, non avendo ricevuto risposta, ha deciso di fare rotta verso la Svizzera. 

È la storia di Ines – nome di fantasia – cinquantunenne lombarda, affetta da quasi vent’anni da sclerosi multipla. Come altri, ha dovuto affrontare la trasferta oltre confine, non avendo visto riconosciuto il diritto, reso legale in Italia dalla sentenza 242 del 2019 (Cappato-Antoniani), alla cessazione delle sofferenze attraverso suicidio assistito.

L’Ats del territorio in cui la donna risiede, infatti, a oggi non ha ancora trasmesso la relazione finale e il parere del comitato etico.

La battaglia

Dopo una prima diffida da parte della donna, tramite i suoi legali coordinati dall'avvocata Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’associazione Luca Coscioni, la commissione medica della Ats ha visitato la signora due volte, senza fornire la valutazione sulla sussistenza delle condizioni e le modalità per procedere, incluso il parere del comitato etico competente.

Così, qualche giorno fa la donna ha diffidato nuovamente l’azienda sanitaria, evidenziando come la recente sentenza della Corte costituzionale (n. 135/2024) abbia chiarito che il servizio sanitario deve intervenire “prontamente” per assicurare lo svolgimento dell’iter di accesso al suicidio assistito.

La procedura non è stata comunque attivata. La Ats, infatti, dicono dalla associazione Luca Coscioni, la scorsa settimana ha risposto prendendo tempo e comunicando che la relazione medica è stata inviata al comitato etico. Da qui la scelta da parte della cinquantunenne, estenuata dai ritardi, di “espatriare”.

La scelta

La donna è in possesso di tutti i requisiti previsti dalla sentenza della Corte costituzionale, ma ha comunque deciso di andare in Svizzera per accedere all’aiuto alla morte volontaria perché ormai le sue sofferenze erano divenute tanto insopportabili da renderle impossibile attendere ancora altro tempo.

Nonostante il “suicidio medicalmente assistito” sia legale in Italia a determinate condizioni, previste dalla sentenza 242 del 2019 delle Consulta, il servizio sanitario non garantisce tempi certi per effettuare le opportune verifiche. Molti pazienti rimangono in attesa di Ats in Lombardia (Asl nelle altre regioni) e comitati etici territoriali che, per verificare le condizioni, possono impiegare anche mesi. Un tempo che molte persone malate con sofferenze intollerabili non hanno.

La campagna

Per questo, nel rispetto delle competenze territoriali, l’Associazione Luca Coscioni ha promosso a livello nazionale la campagna “Liberi Subito” con una raccolta delle firme per una proposta di legge regionale che garantisca il percorso di richiesta di suicidio medicalmente assistito e i controlli necessari in tempi certi, adeguati e definiti per giungere a una risposta da parte del servizio sanitario.

La donna è stata accompagnata da Claudio Stellari e Matteo D’Angelo, iscritti a “Soccorso Civile”, l’Associazione che fornisce l’assistenza alle persone che hanno deciso di porre fine alle proprie sofferenze all’estero, e di cui è Presidente e responsabile legale Marco Cappato.