ANDREA GIANNI
Cronaca

Margherita Botto, il fratello si autodenuncia per il suicidio assistito: “In questo Paese incivile non c’era altra scelta”

La professoressa universitaria era affetta da un tumore al terzo stadio. Il fratello Paolo è stato accompagnato da Cinzia Fornero e Marco Cappato, dell'associazione Soccorso Civile

Al centro, Paolo Botto, fratello di Margherita, insieme a Cinzia Fornero e Marco Cappato

Al centro, Paolo Botto, fratello di Margherita, insieme a Cinzia Fornero e Marco Cappato

“Mia sorella ha sempre voluto andarsene senza soffrire, e io ho solo cercato di aiutarla: voleva andarsene a casa sua, ma in questo Paese incivile non è possibile”. Lo ha spiegato Paolo Botto, fratello di Margherita, la professoressa universitaria di lingua e letteratura francese e stimata traduttrice letteraria che ieri è morta in Svizzera all'età di 74 anni, dopo aver avuto accesso al suicidio medicalmente assistito.

L'uomo, questa mattina, si è autodenunciato, presentandosi alla caserma dei carabinieri di Milano Duomo, per averla accompagnata nel centro specializzato alle porte di Zurigo. Con lui Cinzia Fornero e Marco Cappato, dell'associazione Soccorso Civile.

“Mia sorella in tre settimane si è trasformata in una invalida – ha spiegato Paolo Botto – trascorreva le giornate sempre a letto. Quando è stata confermata la diagnosi di non operabilità del tumore ha subito detto: 'Voglio andarmene'. Ha accettato comunque di fare la chemioterapia, ma è stato un disastro. Io l'ho solo aiutata, convinto di fare la cosa giusta per lei, rispettando la sua volontà”.

Paolo Botto ricorda le ultime attività professionali della sorella, prima della malattia. Il 15 agosto aveva appena finito di licenziare le bozze di un libro dello scrittore turco Pamuk e si preparava a lavorare alla traduzione di un'opera della francese Fred Vargas quando “è andata all'ospedale perché le si era gonfiato il collo”. Poi la situazione, nell'arco di poche settimane, è precipitata.

“Era una persona molto dignitosa e convinta della sua scelta – spiega Fornero, che l'ha accompagnata nell'ultimo viaggio in Svizzera – sogniamo di vivere in un Paese dove la libertà di autodeterminazione sia garantita e ci battiamo per questo”. Ora, dopo l'autodenuncia, la Procura di Milano aprirà un'inchiesta, come è accaduto in altri casi analoghi. Cappato ha spiegato che ogni giorno l'associazione viene contattata in media da cinque persone, che chiedono aiuto o informazioni sul suicidio assistito.

Cappato, il fratello di Margherita e una volontaria indagati 

Marco Cappato, tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni, Cinzia Fornero, volontaria dell'associazione Soccorso Civile, e a Paolo Botto, fratello di Margherita, malata oncologica che è morta ieri mattina in Svizzera, sono stati iscritti nel registro degli indagati della procura di Milano per aiuto al suicidio.

L'indagine riguarda la morte assistita della docente in una clinica di Zurigo dove è stata accompagnata dal fratello e da Cinzia Fornero. Cappato è il presidente dell'associazione che ha organizzato il viaggio. I tre stamani si sono autodenunciati.