
L'ingresso della sede del Centro cardiologico Monzino
Milano, 3 settembre 2025 – Si presenta in pronto soccorso lamentando un forte dolore al petto e, dopo alcuni controlli, viene rimandato a casa. Due giorni dopo, però, morì, sempre nella sua abitazione. La causa del decesso? Una “dissecazione aortica”, a questo punto nemmeno paventata durante la visita iniziale, effettuata il 9 aprile di tre anni fa nel punto di primo intervento del centro cardiologico Monzino.
A morire, l'11 aprile 2022, fu un uomo di 72 anni. Oggi, mercoledì 3 settembre, a seguito di un ricorso per un accertamento in sede civile, richiesto dai familiari dell'uomo di 72 anni, è stata depositata la consulenza tecnica d'ufficio dei periti nominati dal Tribunale, che hanno accertato "elementi di colpa professionale" da parte dei medici che "ebbero ad assistere" l’anziano.
Il parere degli esperti
"Già prima di rivolgerci al giudice abbiamo tentato una via bonaria, ma le nostre istanze sono rimaste inascoltate – ha spiegato l'avvocato Andrea Marzorati, che assiste la famiglia – L'ospedale ha negato ogni responsabilità, costringendo la famiglia ad adire le vie legali".
Gli esperti, incaricati dal giudice Di Plotti della prima sezione civile, hanno concluso scrivendo che i medici hanno "omesso di effettuare gli accertamenti clinici e strumentali indicati nelle linee guida", che "con elevato grado di probabilità e comunque 'più probabilmente che non' avrebbero permesso di intercettare e meglio definire il processo patologico". E "l'individuazione della patologia avrebbe portato a tempestivo trattamento" che avrebbe potuto evitare la morte. Mentre il fatto di non aver effettuato queste "indagini", portò i medici "a dimettere il paziente con diagnosi di 'dolore toracico' che di fatto" rappresenta "unicamente un sintomo".
L’esame del corpo
In sostanza, sarebbe stato escluso solo che era in corso un infarto, con un comportamento "carente, superficiale e negligente". La Procura di Milano aveva disposto l'autopsia all'epoca, ma sul fronte penale non erano state ravvisate responsabilità dei medici.
"Si tratta di un caso di malasanità che si sarebbe potuto, e dovuto, evitare", ha affermato l'avvocato della famiglia, che "dopo aver inutilmente atteso un segnale dall'ospedale, si è trovata costretta a intraprendere un'azione legale e ora chiede che venga finalmente resa giustizia al proprio caro scomparso".