SIMONA BALLATORE
Cronaca

Smartphone nello zaino o in scatola: “Alunni ligi, genitori da convincere. Il vero successo? Tornare a guardarsi negli occhi”

A Milano la prima settimana con le nuove regole nelle aule. Il racconto dei presidi e le chiamate (limitate) delle famiglie. “Se spegnere il cellulare servirà a ritrovare i rapporti umani allora sì che sarà una vittoria. E un po’ sta già succedendo”

Ogni scuola ha pubblicato un suo regolamento per la consegna dei cellulari

Ogni scuola ha pubblicato un suo regolamento per la consegna dei cellulari

Milano – C’è chi ritira lo smartphone al suono della campanella per posizionarlo in apposite scatole di cartone fino all’ultima ora. La maggior parte confida nel buon senso, chiedendo agli studenti di tenerli spenti negli zaini. Pochissimi gli armadietti: “Hanno costi proibitivi, parliamo di circa 800 euro per 30 cassetti – fa i conti Federico Militante, preside dell’istituto Bertarelli-Ferraris, in zona Porta Romana –. Stiamo pensando di non acquistarli anche visto il comportamento finora corretto degli studenti. C’è un regolamento di disciplina e al momento la situazione sembra gestibile”.

Cellulari (quasi) spariti da una settimana, c’è chi consente una deroga all’intervallo e chi no, ma la prima settimana con gli smartphone al bando sembra essere filata liscia. “La vera moral suasion che abbiamo dovuto fare non è stata tanto sugli studenti ma sui genitori: prima chiamavano a qualsiasi ora i figli, anche per chiedere cosa volessero per pranzo – spiega Alessandro Gullo, dirigente scolastico del Varalli –. Ora sanno che possono chiamare a scuola solo per urgenze. Da noi i cellulari vengono messi in una scatola a inizio lezione, e lo facevamo già prima, ma permettiamo di usarli all’intervallo”.

Al Maxwell e al Settembrini gli smartphone restano spenti negli zaini, dalla prima campanella all’ultima: “Abbiamo approvato il regolamento l’1 settembre, prima in Collegio docenti e poi in Consiglio d’Istituto il pomeriggio stesso – premette il preside Franco Tornaghi –, in modo da predisporre tutto per tempo e inviare una circolare con tutte le indicazioni. L’unica deroga è per l’ora di Informatica, all’intervallo invece resta spento”. Per ora tutto tranquillo. “Sono stato a osservarli in corridoio e sembra che gli stessi ragazzi abbiano recepito bene le indicazioni – continua Tornaghi –. Mi è capitato di trovare solo uno smartphone acceso all’intervallo ma lo studente, maggiorenne, si è subito scusato: doveva verificare l’orario per l’esame della patente. Era credibile ed era la prima volta che capitava: non ho ritenuto di dover procedere con sanzioni”. Il vero risultato, per Tornaghi, è però uno: “Dal punto di vista didattico ho ancora qualche riserbo perché lo smartphone potrebbe servire, ma se spegnerlo servisse a ritrovare i rapporti umani e a guardarsi negli occhi, come sta succedendo, allora sì che è un bel successo”.

Il portale Skuola.net ha pubblicato in questi giorni l’esito di un sondaggio condotto tra studenti, prof e genitori, raggiungendo un campione di mille persone per capire come sia stato accolto il divieto disposto dal Ministero dell’Istruzione: solo uno su cinque sarebbe del tutto contrario, con sfumature diverse in base alle fasce d’età; il 22% dei ragazzi delle scuole medie appoggia il divieto assoluto, “a conferma di una sensibilità crescente anche tra i giovanissimi verso i rischi legati all’uso eccessivo dei dispositivi”, spiegano da Skuola.net. Ma tra chi è alle superiori, solo il 9% è favorevole alla messa al bando totale, rivendicando un maggior grado di autonomia.

Sotto la lente anche l’organizzazione, ovvero dove collocare i device durante le lezioni. Quasi la maggioranza assoluta degli intervistati (il 45%) preferirebbe che i dispositivi rimanessero spenti negli zaini. È una soluzione che piace soprattutto ai ragazzi delle superiori (57%), mentre convince meno i docenti (23%) e i genitori (24%).

Un altro 26% vorrebbe riporli in contenitori comuni in classe: qui si distinguono i professori, con il 36% che spinge per questa formula, seguiti dai genitori al 26%. Il 13%, invece, preferirebbe sistemi più “drastici“, cioè fuori dall’aula, in armadietti appositi: è la scelta più gettonata tra genitori (24%) e docenti (26%). Pochissimi, invece, opterebbero per la consegna diretta del telefono al personale scolastico. Quanto alle punizioni, sette persone su 10 chiedono di adottare sanzioni solo in caso di infrazioni ripetute. Non alla prima accensione.