REDAZIONE SALUTE

Cellulari vietati a scuola: “Il digiuno da smartphone? Un’occasione per riscoprire altre forme di apprendimento e contatto sociale”

Il neuropsichiatra dell’Università di Pavia, Renato Borgatti: uno strumento che non va demonizzato ma che può essere un po’ invasivo, ben vengano spazi che 'allenano' i ragazzi a farne a meno e anche a disciplinarsi un pochino sull'uso

L'ultima circolare ministeriale vieta l'uso degli smartphone a scuola

L'ultima circolare ministeriale vieta l'uso degli smartphone a scuola

Milano, 27 agosto 2025 – Anche in Lombardia è iniziato il conto alla rovescia per il ritorno a scuola dopo le vacanze estive (Il calendario scolastico del 2025/26 per la nostra regione). Il rientro tra i banchi sarà caratterizzato da alcune novità, tra queste le nuove regole sull’uso dei cellulari, che gli studenti delle superiori dovranno lasciare fuori dalle aule, come sancito dalla circolare del ministro Valditara. Uno stop forzato che potrebbe non fare felici i diretti interessati ma che, secondo Renato Borgatti, neuropsichiatra dell'Università degli Studi di Pavia Fondazione Irccs Mondino e componente della Società italiana di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza (Sinpia), potrebbe rivelarsi un’occasione per i ragazzi e le ragazze. Un’opportunità per concentrarsi su "forme di apprendimento e di contatto sociale che l'invadenza di queste tecnologie nelle vite dei ragazzi ha portato a trascurare”

La scuola con luogo di (ri)scoperta 

"L'abitudine ad avere sempre a disposizione questo strumento porta infatti a non 'frequentare' alcune modalità di relazione, di pensiero, di funzioni neuropsicologiche -sottolinea l’esperto ad Adnkronos -. E la scuola può essere un luogo per riscoprirle". Questo non vuol dire che lo smartphone sia di per sé un oggetto da ostracizzare. Guai "a demonizzare questi strumenti che non sono solo telefoni, ma terminali di un mondo complesso che caratterizza la quotidianità" dice Borgatti.  

Uno strumento utile (ma un po’ invasivo) 

Lo smartphone, "la cui funzione come telefono vero e proprio è ormai residuale", continua Borgatti, oggi è sicuramente "uno strumento un po' invasivo nel senso che, soprattutto per gli adolescenti, è presente tutta la giornata: tutti i momenti sono scandagliati dal suo impiego. Anche in vacanza la possibilità di connessione nelle località prescelte è il primo requisito di cui si accertano i ragazzi. Questo ci dice quanta fatica fanno solo ad immaginare di stare senza per un attimo. Abbiamo creato una situazione che ha caratteristiche quasi di dipendenza". In questo quadro "spazi che 'allenano' i ragazzi a farne a meno e anche a disciplinarsi un pochino sull'uso possono essere utili. Senza però demonizzare uno strumento che oggi fa proprio parte del nostro costume, della nostra vita quotidiana ed è indubbiamente utile".

Gli effetti dell’uso pervasivo dello smartphone 

Sugli aspetti strettamente cognitivi "l'uso pervasivo dello smartphone" ha conseguenze. "A partire dal linguaggio. Abbiamo elaborato una lingua molto telegrafica, povera dal punto di vista sintattico, poco articolata. Ciò si ripercuote sulla scrittura, i ragazzi fanno un po' fatica a scrivere, soprattutto a farlo bene. Anche perché leggono meno. Sono più attratti dalle notizie proposte a spot, dai titoli, da ciò che è molto immediato. Un altro aspetto che hanno tutti questi device è quello di mantenere molto attiva l'attenzione che viene catturata continuamente dagli stimoli che ci arrivano dallo schermo. Abbiamo quindi una generazione di adolescenti che ha una grande capacità attentiva nella misura in cui questa attenzione viene stimolata, ma ha una minore capacità di mantenere attivamente l'attenzione". 

L’importanza di sviluppare ciò che non viene più naturale  

In pratica, continua Borgatti, "questi strumenti sviluppano un certo tipo di attenzione a scapito di un altro tipo di attenzione. Dobbiamo esserne consapevoli. Non è né un bene né un male. Si sviluppa un certo tipo di memorie ma ne perdiamo altri tipi. I ragazzini, per esempio, hanno perso l'abitudine a prendere appunti perché sono abituati a fotografare, a fermare qualunque cosa che vogliono ricordare con il cellulare, la memorizzano facendogli una foto: stiamo allenando certi tipi di memorie e non altre. Allora, in generale, la scuola - secondo me - deve sviluppare ciò che oggi non viene naturale, qualcosa di diverso rispetto a ciò che la società già naturalmente non ci offre". 

Uno spazio alternativo 

In altre parole, "deve dare delle opportunità in più, ampliarle. In questo senso credo che possa essere utile permettere altre modalità di apprendimento creando uno spazio alternativo in cui non è prevista la presenza del cellulare. Senza demonizzare, ma tenendo conto che alcune capacità vengono maggiormente sviluppate all'esterno ed altre vengono un po' perse", conclude l'esperto. "Una scuola che sa tener conto anche di questo e che mantiene i ragazzi attivi anche su altre funzioni cognitive che non sono quelle tipicamente sviluppate da questi device è una scuola che fa il suo lavoro".