JESSICA CASTAGLIUOLO
Cronaca

Ricucire il mondo in un Prism. Così una sartoria etica è arrivata a fatturare 600mila euro

Nella sede di Buccinasco lavorano in quindici tra rifugiati e persone con fragilità. Il sogno di Giovanni Lucchesi: “Un tessile basato sull’economia circolare”

Nella sede di Buccinasco lavorano in quindici tra rifugiati e persone con fragilità. Il sogno di Giovanni Lucchesi: "Un tessile basato sull’economia circolare"

Nella sede di Buccinasco lavorano in quindici tra rifugiati e persone con fragilità. Il sogno di Giovanni Lucchesi: "Un tessile basato sull’economia circolare"

Keita è nato in Africa, in Mali. Ha attraversato il Sahel, il deserto e la savana, per arrivare in Libia. Da qui è ripartito. Destinazione Italia. "È il nostro stiratore. Anche in piena estate, sembra che il calore non lo tocchi", dice il fondatore di Prism, Giovanni Lucchesi. Fardus viene dal Bangladesh, dove vive ancora la sua famiglia. È un rifugiato. "È il nostro prototipista. Ha sempre fatto il sarto, ed è bravissimo". Ancora c’è la sarta georgiana Nato, la modellista italiana responsabile del laboratorio, Elisabetta. Dall’Egitto i fratelli Abdu e Adam, Ahmed e i giovanissimi Mohamed e Ali. Insomma, qui da Prism - società benefit di moda etica e sostenibile nata a Milano nel 2023 - alle macchine taglia e cuci e ai filati, la parola d’ordine è multiculturalità. "Qui convivono nazionalità anche molto diverse tra loro, non è sempre semplice, anche solo per il fatto che non c’è una lingua comune. Però è anche bellissimo e affascinante vedere che culture diverse possono lavorare insieme con lo stesso scopo: aiutare le loro famiglie, spesso lontane", spiega ancora Lucchesi.

L’ideatore di tutto questo è giovanissimo. Classe 1992, si laurea in Scienze politiche e Relazioni internazionali a Milano. Da studente è impegnato nel volontariato, a cominciare dall’oratorio sotto casa, fino alle associazioni che si occupano di persone ai margini, soprattutto migranti e senzatetto. Le prime esperienze internazionali Lucchesi le ha in Kenya e in Cina, ma la scintilla scatta quando decide di partecipare a un progetto della durata di un anno in Zambia dove supporta un centro di formazione per giovani e si occupa in particolare di una sartoria che confeziona articoli da vendere ai turisti.

Tutto questo lascia un segno indelebile. Al rientro in Italia Lucchesi sogna di fare un’impresa che sappia promuovere un cambiamento culturale. Comincia a maturare l’idea di un progetto sartoriale con un focus sull’inclusione lavorativa delle persone fragili: nasce così Mafric, un brand di moda sostenibile legato al mondo africano e ai suoi tessuti etnici che si mette subito in rete con diverse sartorie sociali. I clienti e la richiesta di produzione aumentano, Mafric prende la strada dell’e-commerce ed ecco che arriva Prism.

La sede si trova a Buccinasco, e molti tra i 15 lavoratori e lavoratrici assunti sono stati segnalati dai servizi sociali del Comune. Lo scopo della società benefit specializzata nella produzione sartoriale conto terzi è sostenere l’inclusione sociale di rifugiati e persone con fragilità, con l’obiettivo di creare un polo manifatturiero della moda ispirato ai principi della social responsibility. Il sogno è quello di un’industria del tessile basata sull’economia circolare, su principi di riutilizzo, riparazione, rigenerazione e riciclo. E la moda risponde. Prism si è conquistata la fiducia dei brand leader proprio per la sua capacità di garantire un’ottima qualità produttiva in tempi giusti e anche su commesse di migliaia di pezzi.

Negli ultimi tre anni il fatturato è più che raddoppiato, fino ad arrivare a quota 600mila euro nel 2025. I clienti sono soprattutto aziende nazionali e internazionali fashion e corporate. La produzione è artigianale e tutti i capi di abbigliamento e gli accessori sono confezionati utilizzando tessuti di recupero, dopo un attento studio dei materiali e delle fantasie da impiegare. Qualche numero: in un anno vengono utilizzati circa 50mila metri di tessuto tolto dai magazzini e rimesso in circolo. Insomma, la ricetta è questa: slow fashion, inclusione, multiculturalità e stile sostenibile. Proprio come succede tra le diverse facce di un prisma, ciascun ingrediente non è isolato, ma funziona se interagisce con tutti gli altri.