Gli scarti della fast-fashion possono trasformarsi in mattoni ecologici, soprattutto per le aree in via di sviluppo: così la tesi di laurea di quattro studenti di IED Milano è diventata una start-up ed è appena stata premiata a Bilbao, al Guggenheim Museum. Per l’IF Design Awards quest’anno si sono presentati in settemila, l’idea degli studenti milanesi è arrivata prima e - nella cinquina degli innovatori - c’è pure un secondo progetto targato IED, con un sistema di mappatura e filtraggio delle microplastiche in acqua che si applica a tavole da Sup o canoe.
L’idea che ha colpito la giuria internazionale si chiama “TextileRefuge“ ed è stata studiata e sviluppata da Mattia Cappiello, Carola Castiglione, Giacomo Frova e Mattia Macciachini, che stanno proseguendo nella messa a terra. "La fase di ricerca è stata molto lunga e accurata - racconta Giacomo Frova, 22enne di Milano –: il problema della fast fashion è stato per troppo tempo ignorato, così abbiamo pensato di provare a dare una mano, cercando di risolvere due problemi in uno, quello dei tessuti e dell’housing sociale, e di trasformare lo scarto in risorsa". Può essere utilizzato qualsiasi tessuto. "Perché un jeans realizzato con cotone al 100 per cento può essere riciclato ma è più complicato con i capi realizzati in materiali misti, elastane, cotone, poliestere: le fibre non possono essere separate se non con procedimenti poco sostenibili". Invece di buttarli via, "allunghiamo la loro vita, smorziamo il loro impatto nel tempo e potrebbero venire mischiati con calce idrata, che assorbe anche CO2 dall’aria e non la emette come invece da il cemento, insomma, saranno mattoni a impatto zero".
Nel team quattro ragazzi con background ed esperienze diverse alle spalle, che sono diventati ormai colleghi e amici: c’è chi viene dal liceo classico, chi dallo scientifico, chi da Ingegneria, chi è tornato a studiare dopo avere lavorato. "Ci siamo incontrati al corso di laurea triennale in Design del prodotto e ci siamo conosciuti al secondo anno, al corso di modellistica. Ci siamo trovati subito e abbiamo deciso di realizzare insieme il nostro progetto di tesi e adesso stiamo sviluppando insieme la nostra start-up – continua Giacomo –, abbiamo già fatto diversi test al Politecnico per la compressione dei materiali e stiamo proseguendo con test conoscitivo sul materiale, per capirne le proprietà, analizzare la flessione, la resistenza al fuoco e ai raggi solari, e per valutarne l’utilizzo sia in ambienti interni che esterni. Abbiamo assunto anche un professionista che ci può dare una mano nella parte business e un sostegno nella creazione della start up e nel posizionamento sul mercato. Procederemo per step". Un mattone alla volta. Intanto ci si gode il successo a Bilbao: "Bellissimo e inaspettato – raccontano – Quest’anno abbiamo inviato un sacco di candidature a concorsi perché ci crediamo. Ma non pensavamo di arrivare così in alto e sul palco del Guggenheim. Parliamoci chiaro, lo abbiamo studiato a scuola e adesso ci siamo dentro".
Oltre a essere entrati nella top 100 tra settemila candidature da tutto il mondo, i due progetti IED sono stati tra i cinque insigniti dei premi Grohe per l’innovazione sostenibile e TextileRefuge si è aggiudicato anche il premio Best of the Year con una borsa da 10mila euro per lo sviluppo della startup.
Il premio iF Design Student Award è organizzato dalla storica iF Design Foundation di Hannover, ed è tra i più importanti riconoscimenti internazionali dedicati agli studenti di design. I mattoni ecologici Limetex, realizzati con scarti di fast fashion e calce idrata, pensati per i Paesi in via di sviluppo e a contesti come Chorkor, in Ghana, sono per la giuria "un brillante tentativo di risolvere contemporaneamente il problema dei rifiuti tessili e quello della mancanza di alloggi per rifugiati. Un esempio eccellente di come trasformare un problema in una soluzione concreta".