
Dalle macchine da cucire erano stati rimossi i carter in plexiglass che evitano contatti tra le mani e i meccanismi Irregolarità diffuse nel tessile
Per aumentare il ritmo e la "capacità di lavorazione" erano stati rimossi i dispositivi di sicurezza dai macchinari, "rendendoli pericolosi nel loro utilizzo". Le macchine da cucire erano senza quel "carter in plexiglass la cui funzione è quella di impedire che le mani possano entrare in contatto con i meccanismi", prevenendo quindi gravi infortuni sul lavoro. Un ripostiglio senza finestre era stato trasformato in camera da letto, ricavando un "dormitorio" per gli operai della ditta, tra muri scrostati, rifiuti e sporcizia. Irregolarità scoperte dai carabinieri nei laboratori di una delle ditte cinesi ispezionate, in via Leonardo da Vinci a Senago. La rimozione dei dispositivi di sicurezza, già riscontrata in altre inchieste sul settore tessile e alle origini anche di infortuni mortali sul lavoro, viene evidenziata nel provvedimento della Sezione autonoma misure di prevenzione del Tribunale di Milano, presieduta da Paola Pendino, che ha disposto l’amministrazione giudiziaria per un anno nei confronti della committente Loro Piana. Nei laboratori cinesi a Senago e Baranzate, dove venivano prodotto le pregiate giacche in cashmere della griffe, gli operai erano costretti a "ritmi di lavoro massacranti" emersi anche dalle analisi sui consumi energetici, indicatori di una produzione no stop e senza riposi settimanali. Loro Piana è accusata di non aver vigilato sulle condizioni di lavoro nella filiera, con una condotta proseguita "nonostante i provvedimenti di amministrazione giudiziaria adottati dal Tribunale di Milano" nei confronti di altri brand dell’alta moda. E anche nonostante quel protocollo di intesa siglato nel maggio scorso, con sindacati e associazioni di categoria, per garantire il rispetto dalle legalità nella filiera del lusso made in Italy.
"La notizia conferma, ancora una volta, quanto denunciamo da tempo: anche nel cuore del lusso si nascondono spesso filiere segnate da sfruttamento e irregolarità", sottolinea la Filctem Cgil di Milano. "L’eccessivo ricorso ad appalti e subappalti, che spesso non è accompagnato da rigorosi strumenti di controllo, diventa terreno fertile per lavoro nero, caporalato e degrado delle condizioni di lavoro. Per questo è fondamentale che i brand si assumano pienamente la responsabilità delle proprie filiere. Il protocollo deve diventare un riferimento per l’intero settore, non solo per tutelare la dignità del lavoro, ma anche per difendere il valore e la reputazione del Made in Italy". I deputati del Pd Maria Cecilia Guerra e Arturo Scotto annunciano un’interrogazione parlamentare, perché "occorre interrompere la spirale della precarietà, del sottosalario e dei subappalti che stanno impoverendo il lavoro portandolo a livelli di sfruttamento senza precedenti". Nicola Fratoianni, leader di Avs, parla di una "vergogna" e della pratica "diffusa di un capitalismo ormai malato, in cui pochissimi devono arricchirsi sempre più sulle spalle dei molti". Secondo la deputata del M5s Valentina Barzotti è "la punta dell’iceberg di un collaudato sistema di sfruttamento lavorativo".
Andrea Gianni