Milano, 11 giugno 2024 – Inchiesta sulle Olimpiadi invernali del 2026: c’è un ricorso al tribunale del Riesame. A presentare l’istanza sono stati gli avvocati di Massimiliano Zuco, ex dirigente della Fondazione Milano Cortina, indagato con le accuse di corruzione e turbativa d’asta, insieme all’ex amministratore delegato Vincenzo Novari e all’imprenditore Luca Tomassini, già amministratore delegato del gruppo Vetrya, azienda che si era aggiudicata l’incarico di sviluppare i servizi digitali dell’appuntamento a cinque cerchi.
Il ricorso
Zuco chiede, nella sostanza, la revisione del provvedimento di sequestro di atti e dispositivi effettuato nell’ambito delle perquisizione della Guardia di finanza, risalenti al 21 maggio scorso. Da quanto si è saputo, è l'unico ricorso al Riesame presentato, entro i termini previsti, dopo il blitz degli investigatori - coordinato dall'aggiunto Tiziana Siciliano e dai pm Francesco Cajani e Alessandro Gobbis - di una ventina di giorni fa.
Occhi sulla nota
Intanto, gli inquirenti stanno valutando anche la nota di ieri, lunedì 10 giugno, del Consiglio dei ministri, che, in sostanza, ha ribadito, sulla base di un decreto legge approvato, che le attività svolte dalla Fondazione Milano Cortina non sono disciplinate da norme di diritto pubblico, che la Fondazione non è un organismo di diritto pubblico e opera sul mercato in condizioni di concorrenza e secondo criteri imprenditoriali.
Le prime ricostruzioni investigative, aveva già spiegato il procuratore Marcello Viola, "inducono a ipotizzare" che l'ente "Comitato organizzatore dei giochi olimpici, sebbene si qualifichi, in forza di una norma di rango primario, come 'ente non avente scopo di lucro e operante in regime di diritto privato', in realtà abbia una natura sostanzialmente pubblicistica, perseguendo uno scopo di interesse generale, con membri, risorse e garanzie dello Stato e di enti locali". Tesi ribadita in queste ore dagli inquirenti e il primo vaglio, dunque, potrebbe spettare proprio ai giudici del Riesame.
Ulteriore fronte
Intanto, la Procura è al lavoro sull'analisi degli atti acquisiti dalla Fondazione (parte offesa), dato che le indagini non riguardano soltanto l'appalto per i servizi digitali che venne affidato alle società di Tomassini, ma si concentrano anche su altri affidamenti e contratti, oltre che sul capitolo delle assunzioni di persone legate al mondo della politica.