SIMONA BALLATORE
Cronaca

Progetti bloccati sul tavolo. Sfumano 1.500 posti letto già finanziati con il Pnrr

Redo rinuncia agli studentati previsti a Rogoredo, Greco e San Leonardo. Presentati a gennaio, seppelliti dal caos urbanistico: impossibile aprirli nel 2026.

Redo rinuncia agli studentati previsti a Rogoredo, Greco e San Leonardo. Presentati a gennaio, seppelliti dal caos urbanistico: impossibile aprirli nel 2026.

Redo rinuncia agli studentati previsti a Rogoredo, Greco e San Leonardo. Presentati a gennaio, seppelliti dal caos urbanistico: impossibile aprirli nel 2026.

Sfumano tre studentati per 1.530 posti letto in tutto. Non una conseguenza diretta dell’ultimo capitolo dell’inchiesta che sta facendo tremare la città, ma una situazione comunque connessa a doppio filo all’impasse dell’urbanistica milanese, da tre anni sotto indagine.

Redo Sgr, infatti, gestore di fondi immobiliari - che a Milano si sta occupando anche della rigenerazione di tutta l’area dell’ex Macello - ha rinunciato a tre progetti che erano stati già ammessi al finanziamento del Ministero dell’Università e della Ricerca con fondi del Pnrr, ma che da gennaio sono fermi al palo e sul tavolo di Palazzo Marino.

Uno di questi tre studentati sarebbe sorto a Rogoredo dov’erano previsti 437 posti letto. Il secondo - nell’ex scalo ferroviario di Greco Breda - ne contava altri 447 e l’ultimo, “San Leonardo“, avrebbe ospitato ben 600 posti letti. Essendo finanziati con il Pnrr, i tempi stringenti sono diventati impossibili da rispettare: l’orizzonte d’azione è sempre il 2026, tutti gli interventi finanziati dovranno concludersi entro il 30 aprile di quell’anno, in modo da avere i posti letto disponibili al più tardi entro il 30 giugno.

Da quanto al momento risulta, gli uffici milanesi non avrebbero attivato la corsia predisposta per i progetti del Pnrr, il cosiddetto “fast track“. Visto l’accumularsi dei ritardi dell’amministrazione comunale nel rilascio dei titoli abilitativi, nel mese di aprile la società Redo si è “arresa“, comunicando al Ministero dell’Università e della Ricerca, guidato dal ministro Anna Maria Bernini, la decisione e rinunciando al finanziamento perché non è in grado di firmare gli atti d’obbligo, anche vista l’impossibilità di attivare le pur richieste deroghe.

ll Miur, preso atto della decisione della società, ha formalmente risposto il 15 luglio, alla vigilia dell’ultimo terremoto milanese. I tre progetti milanesi - da trenta milioni circa - rientravano tra quelli previsti all’interno del maxi-investimento da un miliardo e 200 milioni di euro. Il bando - rivolto a soggetti pubblici e privati - prevede un contributo di 19.966 euro a posto letto e alcuni vincoli: gli immobili devono essere usati come alloggi o residenze studentesche per un periodo di almeno 12 anni, non meno del 30 per cento dei posti letto deve essere assegnato per merito e almeno il 70 per cento deve essere in stanza singola. Ma soprattutto ha un obiettivo: 60mila posti letto per studenti entro giugno 2026.

Oggi, nella Milano universitaria a caccia di alloggi per studenti a prezzi calmierati - 1.530 non ci sono più.

Un anno fa, sempre a luglio, sotto la lente della Procura di Milano erano invece finiti alcuni progetti per la realizzazione di studentati privati, non connessi al Pnrr e nati sull’onda della domanda in forte crescita: gli ultimi dati indicano oltre 50mila fuorisede a Milano su 221mila studenti, ma nelle residenze universitarie i posti sono poco più di seimila.

Le inchieste erano sfociate anche nel sequestro di un cantiere nel mese di novembre per irregolarità urbanistiche: lo studentato “Scalo House“ tra via Lepontina e via Valtellina, già abitato e situato a una ventina di minuti dall’ateneo di Milano-Bicocca. Quattro studenti dell’ateneo, rappresentati dall’avvocatessa ambientale Veronica Dini, facendosi portavoce dei loro compagni insieme all’organizzazione “Studenti Indipendenti - Link Coordinamento Universitario“, si sono ufficialmente presentati come parte civile nel processo: "Siamo stati danneggiati, sia come studenti che come cittadini", avevano commentato a Il Giorno: "Chiediamo non solo un risarcimento, ma un percorso di giustizia riparativa, affinché i responsabili dei reati contestati possano offrire una reale riparazione e compensazione ai danni causati alla collettività e agli studenti, restituendo servizi e contributi economici vincolati per la realizzazione di una residenzialità studentesca pubblica e accessibile".

Ora sotto la lente c’è pure il Villaggio Olimpico, con le sei palazzine da riconvertire nel più grande studentato d’Italia con 1.700 posti letto convenzionati.