NICOLA PALMA
Cronaca

Paderno, un massacro in due minuti. Le parole del papà e le feroci coltellate al fratellino. Riccardo: “Pensavo ne bastasse una, ho continuato a colpire per non farli soffrire”

“Chiama aiuto”, poi i fendenti e la lama conficcata nel cuscino. La telefonata al 112: “Mio padre ha ucciso mia madre e mio fratello”. “Sono vivi? No, neanche lui...”

Riccardo C. al timone di una barca durante una vacanza. Le immagini di una famiglia felice sterminata in due minuti

Le vacanze della famiglia C., distrutta da Riccardo, 17 anni, nella notte tra sabato e domenica

Paderno Dugnano (Milano), 3 settembre 2024 –  Ore 1.55 di domenica, Riccardo C. chiama il 112. I genitori e il fratellino sono già morti: li ha ammazzati lui, a coltellate. All’operatore della centrale operativa, il diciassettenne reo confesso del triplice omicidio nella villetta di Paderno Dugnano racconta un’altra storia, cambiando il copione che inizialmente prevedeva di accusare falsamente mamma Daniela di aver ucciso il marito Fabio e il piccolo Lorenzo. “Mio padre ha accoltellato mia madre e mio fratello”, dice il ragazzo al telefono. “Sono vivi?”, la risposta dell’interlocutore. “No, neanche mio padre. Sono morti, sono morti”. “Si è ucciso?”, il secondo interrogativo. “No, l’ho ucciso io”. Pochi minuti dopo, il vialetto di via Anzio 33 che porta alla casa della famiglia C. si illumina a giorno: prima le sirene delle ambulanze, poi quelle della pattuglia del Radiomobile di Sesto San Giovanni.

Riccardo insanguinato

Riccardo è lì, seduto su un muretto: addosso ha solo un paio di mutande, ha volto e braccia completamente coperti di sangue e impugna un coltellaccio da cucina. Ripete la stessa versione: “È stato mio padre, poi io ho ucciso lui”. Le body cam dei militari del pronto intervento immortalano un volto spaventato: col senno di poi, ha l’espressione di chi ha compreso la gravità di ciò che ha commesso, anche se la ricostruzione inventata reggerà per altre dodici ore.

La scena del delitto

Nel frattempo, gli investigatori dell’Arma sono già saliti al secondo piano: la scena che si trovano davanti è di quelle che restano impresse anche nelle menti di chi lavora sul campo da decenni. Il dodicenne Lorenzo è sul letto, martoriato da decine di fendenti. Accanto al letto, a terra, c’è il corpo di Daniela, che presenta tagli sia al collo che alla schiena: la presenza di ferite alla gola su tutti i cadaveri potrebbe spiegare perché i vicini non abbiano sentito urlare nel cuore della notte. Vicino alla porta, c’è papà Fabio, che poche ore prima aveva festeggiato il cinquantunesimo compleanno: pure lui è stato aggredito da dietro, almeno nelle prime fasi. I rilievi della sezione Investigazioni scientifiche e i primi accertamenti investigativi dei carabinieri del Reparto operativo di Milano e della Tenenza di Paderno, rispettivamente guidati dal colonnello Antonio Coppola e dal tenente Luigi Ruzza, fanno emergere le contraddizioni di una sequenza che non sta in piedi.

La confessione

Alle 14, il diciassettenne confessa: quando il capo della Procura dei minorenni Sabrina Ditaranto e la pm Elisa Salatino gli chiedono di raccontare quello che è successo, il ragazzo, assistito dall’avvocato Giorgio Conti, cambia registro. “Li ho uccisi tutti io”, il drammatico incipit tra le lacrime. “Uccidendoli avrei potuto vivere in un mondo libero, distaccandomi dalla mia famiglia avrei potuto vivere in solitario”, l’espressione di un disagio covato chissà per quanto, che l’aveva portato a rifugiarsi nei versi malinconici della beatlesiana The long and winding road e a sognare di “andare a combattere in Ucraina”.

Il massacro

Riccardo spiega di aver atteso sveglio nel suo letto che tutti si addormentassero e di essere poi sceso al piano terra per prendere una lama da venti centimetri dal ceppo in cucina. Poi è salito, è entrato nella camera che divideva con Lorenzo e l’ha assalito nel sonno: “Pensavo che una coltellata sarebbe bastata per uccidere”, dirà.

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Le coltellate al fratellino

E invece si accorge che il bambino si è svegliato e chiede aiuto rantolando: a quel punto, colpisce e colpisce ancora per “non farlo più soffrire”, nel suo folle resoconto. I rumori hanno richiamato Daniela, che entra per capire cosa stia succedendo: d’istinto si proietta verso il letto del dodicenne e Riccardo uccide pure lei. L’ultimo è Fabio, che stando a quanto confusamente riferito dal primogenito, gli dice “Chiama aiuto, chiama aiuto”, sempre con lo sguardo rivolto verso la moglie e il secondogenito trucidati. Il diciassettenne lo aggredisce alle spalle, vicino alla porta, senza lasciargli scampo.

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Un massacro in due minuti

A massacro concluso, conficca il coltello nel suo cuscino. Un raid fulmineo. Meno di due minuti per sterminare quella famiglia da cui si sentiva “oppresso”: ammazzando tutti, avrebbe dichiarato, pensava di mettere fine al suo disagio. “Ho capito subito che non era così”.