Narcotizzata e violentata, chieste condanne fino a 14 anni di carcere

Le richieste del pm per i tre presunti autori dello stupro ai danni di una 22enne. I difensori chiedono l'assoluzione

Il Tribunale di Milano

Il Tribunale di Milano

Milano, 23 luglio 2018 - Non possono essere concesse le attenuanti generiche «perché sarebbe un insulto» per la vittima e anzi deve essere applicata al reato di violenza sessuale di gruppo anche l'aggravante della «somministrazione di una sostanza stupefacente».

LA RICHIESTA - Così il pm di Milano Gianluca Prisco ha chiesto di condannare a pene fino a 14 anni di carcere tre uomini, arrestati tra dicembre 2017 e gennaio 2018, ora a processo perché nell'aprile dello scorso anno avrebbero prima stordito una giovane di 22 anni con le benziodazepine, la cosiddetta droga dello stupro, versate in un drink all'interno di un locale, e poi l'avrebbero stuprata nell'appartamento di uno dei tre a Bellusco, in provincia di Monza Brianza. In particolare, il pm al termine della sua requisitoria ha chiesto 14 anni di carcere per Marco Coazzotti, 13 anni e mezzo per Mario Caputo e 10 anni e 5 mesi per Guido Guarnieri. La sentenza è prevista per il primo pomeriggio.

LA RICOSTRUZIONE - Secondo la ricostruzione dell'accusa, la sera del 13 aprile 2017 i tre sarebbero andati a prendere in auto la 22enne, con cui Coazzotti aveva un appuntamento e poi avrebbero raggiunto insieme un locale di via Crema, nel capoluogo lombardo, dove avrebbero bevuto alcuni drink. Là, secondo il pm, che nella sua requisitoria ha fatto riferimento anche alle immagini riprese quella sera dalle telecamere di sorveglianza del locale, uno dei tre avrebbe versato le benziodiazepine nel bicchiere della ragazza, ignara. I tre avrebbero poi portato la giovane a casa di Caputo, a Bellusco, dove sarebbe avvenuto lo stupro di gruppo. Il pm ha citato anche le parole di Guarnieri e Coazzotti, intercettati nelle loro celle a San Vittore dopo essere stati arrestati nel dicembre 2017, grazie al dna ritrovato sugli indumenti della ragazza. Come spiegato da Prisco, infatti, i due, oltre a fare il nome di Caputo, così commentavano la vicenda: "Cioè tutto questo per una sco... eh!". 

LA DIFESA - «Mario Caputo non ha mai toccato quella ragazza e infatti non è stata ritrovata alcuna traccia del suo dna sugli indumenti o sul corpo della giovane». È la tesi dell'avvocato Debora Piazza che ha chiesto l'assoluzione per il 48enne, pregiudicato per reati minori contro il patrimonio. La stessa linea difensiva è stata adottata dal legale di Marco Coazzotti, l'avvocato Eliana Zecca, che ha chiesto l'assoluzione del 29enne poiché, a suo dire, sarebbe da verificare «l'attendibilità» della giovane che ha denunciato la violenza. «La ragazza è debole e condizionabile - ha detto nella sua arringa - e si accompagna con ragazzi di contesti borderline». Anche il legale di Guarnieri, l'avvocato Guido Camera, ha chiesto l'assoluzione per il suo assistito per non aver commesso il fatto e, in subordine, la riqualificazione del reato di violenza sessuale di gruppo nell'articolo 613 del codice penale, che punisce chiunque «mediante somministrazione di sostanze alcooliche o stupefacenti (?) pone una persona, senza il consenso di lei, in stato d'incapacità d'intendere o di volere».

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