ANDREA GIANNI
Cronaca

Stupro di gruppo, lo scaricabarile fra i tre imputati

Narcotizzata e abusata. Rimpalli di responsabilità durante il processo

Marco Coazzotti, uno dei tre uomini imputati (LaPresse)

Milano, 29 maggio 2018 - Versioni che divergono su alcuni punti cruciali, estremi tentativi di difesa, scaricando le proprie responsabilità e proclamando di avere «la coscienza pulita». Il 29enne Marco Coazzotti che inveisce in aula contro uno dei coimputati, Guido Guarnieri, e per questo viene allontanato dall’aula e riportato in carcere. Tutti negano di aver messo la cosiddetta “droga dello stupro” nel drink bevuto in un locale in via Crema da una ragazza di 22 anni uscita con loro la sera del 13 aprile dell’anno scorso.

Negano di averla violentata per ore in un appartamento a Bellusco, in Brianza, dopo averla narcotizzata. Nella scorsa udienza la ragazza aveva raccontato la notte da incubo, a partire dalla sensazione di stordimento «mai provata prima». Ieri sono stati interrogati in aula i tre uomini, detenuti in carcere, sotto processo con l’accusa di violenza sessuale di gruppo contestata dal pm Gianluca Prisco. I medici della clinica Mangiagalli hanno confermato la violenza e dalle analisi è emerso che la ragazza aveva un livello di benzodiazepine superiore di oltre quattro volte quello massimo. In un video - acquisito dai carabinieri nel corso delle indagini - si vedono due degli imputati, Coazzotti e Mario Caputo, che vanno al bancone e prendono un cocktail. Coazzotti lo appoggia su un tavolo, estrae un flacone dalla tasca e versa una sostanza nella bevanda. Ma il 29enne, che ha parlato per primo in aula, ha negato di aver manomesso il drink. Ha spiegato che, nell’appartamento a Bellusco dove era proseguita la serata, la ragazza si era sentita male, e lui era uscito dalla casa. Ha detto di non aver visto niente, di aver anche subito il giorno successivo un’aggressione da parte di un conoscente della vittima, che nel frattempo aveva sporto denuncia ai carabinieri. Quando è arrivato il turno del coimputato, Guido Guarnieri, 22 anni, gli animi si sono accesi. Coazzotti ha urlato contro di lui, accusandolo di calunniarlo, ed è stato portato fuori dall’aula dagli agenti della Polizia penitenziaria. «Mi trovo in galera ingiustamente - ha spiegato Guarnieri - se avessi fatto qualcosa lo avrei detto. Sono estraneo, ho la coscienza pulita e non ho fatto niente». Ha parlato di una «serata amichevole e normale», con la ragazza che in casa avrebbe anche cantato una canzone di Emma Marrone prima di sentirsi male. «Non toccavo alcol da tre anni ma quella sera decisi di bere - ha raccontato - avevamo bevuto tutti. Nessuno ha abusato della ragazza, che si è ripresa attorno alle 5». Quando il pm Prisco gli ha chiesto conto di alcune conversazioni intercettate ha ribattuto: «Ho detto certe cose perché ero sotto choc». Infine è arrivato il turno di Mario Caputo, 48 anni, il proprietario dell’appartamento a Bellusco. Anche lui ha negato di aver versato una sostanza nel drink, sostenendo di non essere stato presente nelle ore in cui secondo le accuse si sarebbe consumato lo stupro di gruppo. «Quando siamo arrivati a casa non mi sentivo bene - ha riferito - e sono andato al piano superiore. Non so quello che è successo dopo. Quando sono sceso la ragazza era sul divano, senza pantaloni, accanto a Coazzotti e Guarnieri, che erano vestiti». Coazzotti, secondo la sua versione, la mattina successiva gli avrebbe fatto ascoltare un messaggio vocale della vittima: «Lasciami perdere, sai quello che hai fatto ieri sera». «Lui mi ha detto di non aver fatto niente - ha concluso - io mi sono arrabbiato, ho detto a Coazzotti che non voglio essere tirato in mezzo in queste cose».