MAURIZIO CUCCHI
Cronaca

Liberty e suggestioni cinematografiche tra via Mascagni e via Bellini

Cucchi Entro pacifico in via Mascagni e resto attratto dal molto verde che sa offrire ma anche un po’...

Cucchi Entro pacifico in via Mascagni e resto attratto dal molto verde che sa offrire ma anche un po’...

Cucchi Entro pacifico in via Mascagni e resto attratto dal molto verde che sa offrire ma anche un po’...

CucchiEntro pacifico in via Mascagni e resto attratto dal molto verde che sa offrire ma anche un po’ a disagio, nell’eleganza della zona, dal prevalere di moderni palazzi gelidi e dalla totale assenza di locali per un possibile ristoro utile al flâneur… Ricordo quando da ragazzo venivo qui soprattutto per andare al cinema Arti, dove avevo avuto la fortuna di assistere a bei film. Se la memoria non mi inganna, per esempio, “Il Vangelo secondo Matteo“ di Pasolini. Ma ormai, da tempo, l’Arti non è più quello del glorioso passato, anzi, è chiuso e leggo che dovrebbe essere adibito a hotel o a uffici. Tiro dritto, nella speranza di non vedere presto il centro cittadino trasformato in un gelido luogo di traffici e affari. Arrivo all’angolo con via Conservatorio, dove vorrei tornare per avvicinarmi a quello che è uno dei luoghi milanesi che più mi sono cari, per le tante ore di alto piacere estetico che mi ha sempre riservato. Ma la strada, nel suo raffinato e un po’ distaccato carattere, mi invita a proseguire. Arrivo allora alla chiesa di Santa Maria della Passione, ottimo esempio del tardo Rinascimento e sosto davanti alla facciata, iniziata nel 1486, ma il cui completamento risale alla fine del XVII secolo ed è opera di Giuseppe Rusnati (1650-1713), autore anche delle sculture su episodi della Passione di Cristo. Vorrei entrare per una visita attenta, ma il tempo per me stringe e devo rimandare a un momento più propizio. Ho un appuntamento in viale Bianca Maria e decido di riavviarmi. In via Vincenzo Bellini eccomi al liberty di Casa Campanini, che fu edificata tra il 1904 e il 1906, appunto da Alfredo Campanini (1873-1926) che venne ad abitarci. Vedo subito le cariatidi in cemento dell’ingresso, opera di Michele Vedani (1874-1969), mentre il cancello in ferro battuto, con motivi floreali, è di Alessandro Mazzucotelli (1865- 1938). Un quartiere, insomma, che, nella nobiltà del suo carattere, mi ha offerto la piacevole e stimolante varietà del suo insieme.