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Inchiesta Equalize, l’interrogatorio di Alex Britti: i pedinamenti chiesti dal padre dell’ex moglie

Il cantautore romano sentito come testimone nell’indagine sul presunto gruppo di cyber-spioni. Agli atti anche un controllo da parte delle forze di polizia, avvenuto in Stazione Centrale. Il collegamento con il caso Jacobs-Tortu

Il cantautore romano Alex Britti durante un concerto

Il cantautore romano Alex Britti durante un concerto

Milano, 3 settembre 2025 – Lo stupore per la sua comparsa nell’elenco degli spiati. L’ansia vissuta alla scoperta delle iniziative prese nei suoi confronti. E, infine, un ringraziamento agli investigatori. Alex Britti, cantante e chitarrista romano, è stato sentito come testimone nell’inchiesta Equalize. L’autore di “Mi piaci”, infatti, sarebbe una delle vittime del gruppo di presunte cyber-spie guidate anche – per gli inquirenti – dall’ex presidente di Fondazione Fiera Enrico Pazzali.

Secondo il pm il committente degli “attacchi” al cantautore sarebbe stato Fulvio Pravadelli, ex Publitalia e direttore generale della Veneranda Fabbrica del Duomo, il quale avrebbe chiesto agli uomini dell'agenzia di investigazione "di acquisire informazioni pregiudizievoli" su di lui, mentre si stava separando da sua figlia, Nicola Pravadelli.

La testimonianza

"Avevo il timore di attacchi, ma mai avrei pensato potessero arrivare a quanto è emerso dall'inchiesta (...) temo che si sarebbero potuti spingere a creare delle false prove contro di me non avendo trovato nulla col dossieraggio". Queste alcune delle parole messe a verbale da Britti, ascoltato come teste il 12 maggio scorso. Il documenti è fra gli atti depositati con la chiusura del primo maxi filone dell'inchiesta a carico di 15 persone, tra cui non figura Pravadelli.

"Equalize nei miei confronti ha avuto tre fasi – ha spiegato il chitarrista davanti al pm Francesco De Tommasi –. La prima relativa al dossieraggio Sdi, che ha evidenziato solo il precedente di polizia del 1991 (...) questione che si è risolta senza conseguenze. La seconda fase dei pedinamenti e del controllo di polizia. E la terza fase, che per fortuna non si è concretizzata credo anche grazie al vostro intervento".

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Al pm che gli ha chiesto se si fosse accorto dei pedinamenti, Britti ha risposto: "No, zero". Britti ha raccontato che, quando è venuta a galla l'inchiesta e ha scoperto che sarebbe stato uno dei bersagli, non ci dormiva "la notte, vado a leggere gli indagati, chi sono".

Quando il suo nome è rimbalzato sui media "m'ha preso un colpo - ha detto - poi dopo ho scoperto tutto (...) che rischi, perché essere fermato dalla polizia, essere pedinato cioè".

Il legame

Britti nel suo verbale ha fatto anche un collegamento con la vicenda del presunto spionaggio ai danni di Marcell Jacobs messo in atto, stando alle indagini, da Giacomo Tortu, fratello dell'altro velocista della 4x100, Filippo. "Il padre di Tortu - ha detto - credo che lavorasse anche lui in Publitalia con Fulvio" Pravadelli.

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Il cantautore ha parlato, poi, del controllo a cui furono sottoposti lui e il suo manager in Stazione Centrale a Milano, emerso dagli atti. "Ci hanno solo chiesto i documenti, non ci hanno perquisito, erano due agenti della Polizia di Stato in divisa (...) mi hanno riconosciuto e mi hanno salutato affettuosamente". Ha messo a verbale, poi, che il suo legale nella causa di separazione "mi diceva di essere stato avvicinato da qualcuno, di prendersela con calma con Pravadelli", che Britti ha definito una "persona molto influente".

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E nella testimonianza si parla pure di una "registrazione" nei suoi confronti ad un "evento a Roma" nel 2023: "Fulvio dice che c'è una registrazione in merito - ha spiegato - ma non credo sia vero".