
Barbara Coppetti, docente del Politecnico, racconta l’evoluzione dei progetti: "La mia ossessione, lavorare sull’esistente: la città nuova deve avere radici".
Ineludibile il nesso tra Milano e la Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni del Politecnico. “Ri-formare Milano. Progetti per aree ed edifici in stato di abbandono“, la mostra curata una decina d’anni fa dalla docente Barbara Coppetti, con dentro “il sogno e l’anima del futuro di questa città”.
Inevitabile una domanda. Qualche progetto relativo alle 36 aree campione si è realizzato?
"No, la realizzazione non era l’obiettivo. Importante il lavoro svolto da diverse centinaia di studenti sui temi del riuso, della conservazione, della cura degli spazi urbani degradati. In coincidenza con la mappatura pubblica dei luoghi scartati, in attesa di nuova vita".
Un esempio?
"I cinema abbandonati. In grande quantità a Milano. Nell’Ex-Maestoso, costruito nel 1912, era stato pensato un auditorium per la musica, nuove forme teatrali o una scuola per il sistema della moda, così da inserirlo nel quartiere trasformato da nuove attività culturali, fashion e design, in sinergia con commercio e ristorazione. Ma infine ha accolto il quattordicesimo villaggio fitness Virgin in città".
Una grande area in attesa di essere rimessa in circolo?
"L’Ex-Macello delle carni, limitrofo allo scalo ferroviario di Porta Vittoria e ai viali delle Regioni".
A riguardo, la sua collega Isabella Inti aveva rilasciato una dichiarazione d’amore.
"Sì, ha amato molto l’Ex Macello con le Palazzine Liberty, dove ne ha attivato due con riuso temporaneo, e reimmaginato con workshop internazionali un metabolismo urbano che rigenerasse anche una filiera produttiva dagli scarti dell’Ortomercato. Tra le opportunità per riqualificarlo, avevamo suggerito un distretto enogastronomico con agricoltura urbana sperimentale, tra memoria e futuro".
Non vi manca l’entusiasmo.
"Accendere un faro non è un ruolo secondario. Siamo una scuola, facciamo ricerca, progettiamo scenari migliorativi. Che divulghiamo, coinvolgendo i cittadini. La mia “ossessione“, ammetto, lavorare sull’esistente: la città nuova deve poggiare le radici sulla vecchia. Ma anche chi ha concluso l’insegnamento come il professore emerito Giancarlo Consonni continua a impegnarsi nel fare ordine tra le varie dinamiche".
Tra gli appelli alle istituzioni, in vista dell’estate metropolitana, risulta quello per riaprire i centri balneari Scarioni e Argelati.
"Certo, preservando la destinazione di queste architetture di qualità, aggiornando le attrezzature annesse e garantendo ancora l’accesso a tariffe comunali".
Motivo di orgoglio era anche il Lido, che però sarà trasformato da una multinazionale profit spagnola.
"Sia chiaro, non si tratta di “demonizzare“ i privati, ma di ritrovare il senso dell’iniziativa pubblica: la politica che guida il cambiamento e orienta gli investimenti del privato, non il contrario".
Come purtroppo è emerso dagli scandali che hanno azzerato la Commissione Paesaggio.
"Mentre l’Ordine degli Architetti dovrebbe continuare a vegliare su funzione sociale ed etica della professione, nel presupposto dell’interesse pubblico: anche il paesaggio urbano è un bene comune".
E i professionisti hanno tutto il diritto, oltre che l’autorevolezza, di criticare, almeno, come architettura modesta la riconversione di Scalo Porta Romana...
"Ugualmente, sia chiaro, desideriamo essere tutti parte di un dibattito costruttivo, nel riattualizzare il passato. Non è detto che un processo di maggiore densificazione sia peggiorativo: quel che non deve mancare è il suo controllo, e la valutazione del carico urbanistico che comporta".
Non eccessivo comunque il moltiplicarsi degli alberghi?
"C’era carenza di spazi ricettivi. Con Expo è partita la rincorsa".
Milano si sta trasformando in città turistica?
"Continuerà a trasformarsi, com’è destino di tutte le nostre città storiche. Ma i flussi devono convivere con l’identità locale".
Anche all’immobilismo è dunque contraria?
"Assolutamente! Aver lasciato i famosi “buchi bellici“ bloccati per 55 anni mi pare inadeguato e inefficiente".
Concludiamo con un esempio felice di come non sia stato omesso il passato.
"I casi di rigenerazione dell’esistente sono moltissimi, dal Palazzo delle Stelline al Mudec… La Ca’ Granda, solenne ospedale alla fondazione con gli Sforza, anche magazzino e deposito di tabacchi nel tempo, è oggi spazio dell’Università degli Studi".
Ammiratissimo il ripristino, dopo la Seconda Guerra Mondiale, progettato da Liliana Grassi.
"Con Piero Portaluppi, Amerigo Belloni, Ambrogio Annoni, tutti del Poli. A insegnarci che il recupero dei valori spaziali deve essere creativo, non meccanico revival".