NICOLA PALMA
Cronaca

Manganellate alla donna trans Bruna, chiuse le indagini sui ghisa: due accusati di falso

La Procura ha chiuso l’inchiesta sul fermo della trans brasiliana. Due dei tre agenti coinvolti sarebbero anche indagati per false dichiarazioni nel verbale

Un frame del video in cui Bruna viene fermata dagli agenti

Un frame del video in cui Bruna viene fermata dagli agenti

MILANO – La Procura ha chiuso l’inchiesta sul fermo della trans brasiliana Bruna, avvenuto la mattina del 24 maggio scorso davanti all’ingresso dell’Università Bocconi e filmato da alcuni studenti. Ieri la pm Giancarla Serafini, titolare del fascicolo insieme al procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari a tre dei quattro agenti della polizia locale ripresi nel video diventato virale sui social: i ghisa, assistiti dall’avvocato Michele Cinquepalmi, sono accusati in concorso di lesioni personali aggravate dall’abuso della funzione pubblica. In particolare, secondo la ricostruzione degli inquirenti, uno dei tre avrebbe sbattuto la quarantunenne a terra in via Sarfatti, per poi spruzzare per due volte la sostanza urticante in dotazione, "nonostante fosse in posizione di resa"; negli stessi secondi, il secondo vigile le avrebbe bloccato le spalle contro la recinzione; il terzo ghisa, infine, l’avrebbe colpita per due volte alla testa con il bastone distanziatore e poi al fianco sinistro e alla tempia sinistra.

Due dei tre agenti sono pure indagati per falso in atto pubblico, perché, stando alle accuse della Procura, avrebbero scritto cose non veritiere nell’annotazione di servizio sull’intervento, iniziato circa un’ora prima in via Giacosa. Lì i due ghisa arrivarono per aiutare un collega, che poco prima aveva chiesto ausilio via radio alla centrale operativa perché in difficoltà a gestire una persona "molesta", vale a dire la trans. Nel resoconto dell’attività svolta, che si concluse con la denuncia a piede libero della quarantunenne, gli agenti hanno riferito di essere giunti al parco Trotter, dove Bruna "mostrava nudità alla presenza di donne e bambini e urinava davanti a tutti". Dopo averla messa in macchina per accompagnarla in via Custodi per le procedure di identificazione, la trans avrebbe dato violente testate contro i finestrini dell’auto di servizio, "lesionandosi il capo che sanguinava". Poi, nel tragitto per arrivare all’ufficio arresti e fermi della polizia locale, la quarantunenne avrebbe finto un malore, salvo poi scappare dopo aver sferrato "violenti calci alle gambe" a uno dei due agenti. Nell’avviso di chiusura indagini, si legge che le circostanze appena elencate sono state "smentite dalla successiva attività investigativa".

Ora si attende il prossimo passo della Procura, che potrebbe chiedere il rinvio a giudizio dei tre ghisa. Dal canto loro, gli agenti coinvolti hanno sempre rivendicato la veridicità di quanto messo nero su bianco nella relazione inviata al Comando, vale a dire della ricostruzione di quanto accaduto prima che gli studenti della Bocconi riprendessero la parte finale dell’intervento con lo smartphone.

I due accusati anche di falso – rispettivamente nel Corpo dal 1999 e dal 2008 e con tre encomi nel curriculum per aver sventato due suicidi e per aver aiutato un collega preso a bastonate in viale Tunisia – sono tuttora sottoposti a un procedimento disciplinare da parte del Comune, che contesta a entrambi di non aver comunicato preventivamente l’intervento in via Giacosa alla centrale operativa e all’agente che ha dato le manganellate di aver violato le procedure sull’utilizzo del bastone distanziatore, generando un danno d’immagine per l’amministrazione. In quella sede, sostenuti da una delegazione del Sulpm guidata dal segretario Daniele Vincini, i ghisa hanno chiesto l’acquisizione di tutte le comunicazioni radio e spiegato che il 24 maggio erano impegnati in un servizio interforze in Centrale: decisero di intervenire a sostegno del collega dopo averne sentito le richieste di aiuto, ma non prima del via libera allo spostamento del funzionario di polizia che stava coordinando il controllo nell’area dello scalo ferroviario.

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