ANNA GIORGI
Cronaca

Bruna denuncia la tortura "Manganellate in testa dai quattro agenti: discriminata perché trans"

Aperto in Procura un fascicolo per lesioni dopo il deposito del referto. In un secondo video l’immagine di lei portata via dalla polizia locale. .

Bruna denuncia la tortura  "Manganellate in testa  dai quattro agenti:  discriminata perché trans"

Bruna denuncia la tortura "Manganellate in testa dai quattro agenti: discriminata perché trans"

MIlano – Bruna, la transgender aggredita a manganellate mercoledi scorso, ha denunciato i quattro agenti di polizia locale per tortura. A cui ha aggiunto le lesioni aggravate dall’abuso della pubblica funzione e dalla discriminazione e le minacce gravi.

La denuncia è stata depositata ieri mattina in Procura dal legale della 42enne, l’avvocatessa Debora Piazza che è in contatto anche col consolato brasiliano. Con la denuncia e dopo il referto medico che parla di una "ferita alla testa compatibile con una manganellata", prende il via l’inchiesta aperta dall’aggiunto Tiziana Siciliano e dal pm Giancarla Serafini che formalizzano, per ora, una accusa di "lesioni aggravate dall’abuso della pubblica funzione" e nelle prossime ore dovrebbero essere iscritti i nomi di almeno tre dei quattro agenti della Locale intervenuti. Un’agente donna, invece, non avrebbe preso parte al presunto pestaggio su cui indagano i pm.

Nella denuncia il legale ha contestato anche l’aggravante prevista dall’articolo 604 ter del codice penale, che punisce i reati commessi "con le finalità di discriminazione etnica, razziale e religiosa". Secondo la donna e il suo legale, infatti, gli agenti si sarebbero accaniti su di lei perché transessuale. Non lo avrebbero fatto non per una donna o un uomo. La tortura viene contestata, invece, perché dopo il pestaggio la donna "venne tenuta chiusa dentro l’auto dei vigili almeno 20 minuti, dopo che le avevano spruzzato in faccia lo spray al peperoncino".

Tra l’altro, l’avvocatessa ha depositato ai pm anche un nuovo video girato col telefonino da un testimone, che riprende gli istanti successivi a quando la donna è stata ammanettata, cioè quando viene portata sull’auto della Polizia locale. Sempre stando alla denuncia, l’accusa di minacce gravi riguarda frasi urlate dai vigili prima di raggiungere la donna che stava scappando da via Castelbarco a via Sarfatti, cioè stando a quanto ha spiegato il legale, i vigili avrebbero pronunciato espressioni come "ti ammazziamo".

L’avvocatessa già nei giorni scorsi aveva spiegato: "Ha una brutta ferita alla testa con ecchimosi e sangue raggrumato, compatibile con una manganellata, è sconvolta, triste, depressa, piange e non riesce proprio a rivedere il video che ha ripreso quella scena".

Intanto il consigliere comunale del Pd Daniele Nahum depositerà un ordine del giorno settimana prossima per chiedere al Comune di introdurre il numero identificativo per gli agenti di polizia locale e la dash cam, già in uso in 20 su 28 paesi europei. L’iniziativa dopo il caso della donna trans brasiliana picchiata da quattro vigili la scorsa settimana. "L’ordine del giorno chiede di introdurre il numero identificativo per gli agenti e la bodycam - ha spiegato Nahum durante la seduta del Consiglio comunale - perché scene da macelleria come quelle che abbiamo visto non possiamo accettarle. Noi difendiamo il lavoro della Polizia locale, ma questi abusi non si possono tollerare e chiediamo questo anche a tutela loro oltre che dei cittadini. In Europa sono 20 su 28 i Paesi che hanno l’obbligo di numero identificativo e bodycam per la Polizia. Noi come Comune possiamo agire sulla Polizia locale ed è giusto farlo per una città campionessa dei diritti umani come Milano", ha concluso.

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