
Manuel Mastrapasqua, 31 anni; a destra la madre Angela Brescia e il fratello Michael
Milano, 3 luglio 2025 – “Manuel è sempre con me, sento la sua presenza ogni giorno. Quell’assassino deve pagare per quello che ha fatto, per aver distrutto la vita di mio figlio e la nostra famiglia”. Angela Brescia, la madre di Manuel Mastrapasqua, ha incrociato lo sguardo in aula con Daniele Rezza, lo ha avvicinato per dirgli che “è un assassino”.
Il ventenne che ha accoltellato Manuel, uccidendolo la notte tra il 10 e l’11 ottobre dell’anno scorso per portargli via un paio di cuffie wireless dal valore di 14 euro, ieri è stato condannato in primo grado a 27 anni di reclusione. La pm, una magistrata in tirocinio, aveva chiesto vent’anni di carcere, proponendo alla Corte d’Assise di considerare anche il “contesto sociale” in cui è cresciuto Rezza, ossia la città di Rozzano, e il fatto che la famiglia non fosse “un punto di riferimento” per lui.
“Anche io sono cresciuto a Rozzano, senza un padre, e da adolescente ero più in giro che a casa. Però non ho mai fatto niente”, interviene il fratello minore di Manuel, Michael Mastrapasqua. “Non ho mai preso come scusa il fatto di essere di Rozzano per fare certe cose. Non è una giustificazione, perché non penso che tutti i ragazzi che crescono a Rozzano facciano queste cose. Lui poi è recidivo, non è la prima volta che usa un coltello. Doveva essere fermato prima”. Rezza, nelle scorse udienze, rilasciando dichiarazioni spontanee in aula aveva chiesto scusa alla famiglia della vittima: “Non era mio intento ammazzarlo, volevo solo rapinarlo. Mi sono avvicinato con il coltello per farmi dare quello che aveva e lui ha reagito, si è innervosito. Mi è saltato addosso”.
Angela Brescia, suo figlio avrebbe reagito a un tentativo di rapina?
“Manuel pesava 56 chili, era una persona pacifica e mite. Per rapinarlo bastava minacciarlo, picchiarlo. Invece è stato ucciso a sangue freddo”.
Rezza e la sua famiglia hanno cercato di contattarvi dopo l’omicidio?
“Non si sono mai fatti sentire. La lettera di scuse a cui è stato fatto riferimento a noi non è mai arrivata. Oltre che malvagio è bugiardo, non so neanche come definirlo”.
Nella sua lettera ai giudici ha fatto riferimento anche al fatto che Manuel è nato prematuro.
“Ho ritenuto importante sottolinearlo perché i medici all’inizio ci davano poche speranze, ma lui ha combattuto e ce l’ha fatta. Si è ripreso, guadagnando peso e altezza, quando è cresciuto non ha mai avuto problemi. A due anni sapeva già leggere e scrivere, è diventato un bambino e poi un ragazzo bravo, gentile, educato e rispettoso. Con il suo lavoro aiutava la famiglia. Poi è arrivato quell’assassino, e ce lo ha portato via. Vivere nella finzione, pensare che sia ancora vivo, è l’unico modo che ho per andare avanti. Manuel è con me, sento la sua presenza ogni giorno”.

Considera giusta la pena di 27 anni inflitta a Rezza?
“Quando la pm ha chiesto vent’anni sono rimasta incredula. Fortunatamente i giudici non hanno accolto questa richiesta. Non mi aspettavo l’ergastolo, ma voglio che sconti in carcere tutti questi 27 anni. Deve lavorare dalla mattina alla sera per risarcirci, anche se nessuna cifra è sufficiente per quello che ha fatto. Non deve avere sconti. Purtroppo so che non sarà così, perché siamo in Italia. L’ergastolo lo stiamo vivendo noi, e tante altre persone come noi che si trovano in queste situazioni. Questa volta è toccato alla nostra famiglia, ma può succedere a chiunque”.
Sua figlia, Marika, aveva espresso il desiderio di organizzare iniziative contro il bullismo nelle scuole, di realizzare un murales a Rozzano per ricordare Manuel.
“Me lo ha accennato, sarebbe bello portare avanti un suo ricordo, fare qualcosa di utile per i giovani. Io mi sento senza forze, ci sono giorni che non ce la faccio più”.
La pm ha chiesto di considerare, nel quantificare la pena, anche il contesto sociale in cui è cresciuto Rezza. Che cosa ne pensa?
“Penso che abbia sbagliato, che l’essere cresciuti a Rozzano e in una famiglia poco presente non possa essere considerato una giustificazione”.