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Leoncavallo, il post di Tvboy: “Un laboratorio di creatività. Deve essere riaperto”

Milano, messaggi di solidarietà al centro sociale sgomberato in vista del corteo del 6 settembre. “Sarà una grande mobilitazione, verranno da tutte le parti”. Nessun contatto con il Comune

Si terrà martedì o al massimo mercoledì prossimo l'assemblea cittadina per organizzare il corteo del 6 settembre contro lo sgombero del Leoncavallo, mentre i militanti dello storico centro sociale si ritroveranno già lunedì per discutere tra di loro come costruire la mobilitazione in seguito allo sfratto da via Watteau.  

Dallo street artist Tvboy un appello di solidarietà per il centro sociale Leoncavallo sgomberato dalle forze dell'ordine
Dallo street artist Tvboy un appello di solidarietà per il centro sociale Leoncavallo sgomberato dalle forze dell'ordine

Ogni decisione sulla manifestazione, comunque - spiegano i militanti del centro sociale più famoso d'Italia, che compie 50 anni proprio nel 2025 - sarà presa la prossima settimana, visto che ancora in tanti sono in vacanza, ma già si sa che quella del 6 settembre "sarà una grande mobilitazione, perché c'è gente che vuol venire da tutte le parti". "Entro metà della prossima settimana verranno definite piattaforma e parole d'ordine del corteo" dicono ancora gli attivisti, che non hanno ancora sentito il custode giudiziario per mettersi d'accordo per il ritiro di tutte le attrezzature custodite in via Watteau, quelle necessarie per la gestione dello spazio e delle sue attività.

Al momento, precisano, "non c'è stata nessuna interlocuzione con il Comune" che, come riferito dal sindaco, non era stato avvisato dello sgombero

Il messaggio di Tvboy

Intanto, se da un lato c’è chi continua ad applaudire lo sgombero, dall’altro continuano le manifestazioni di solidarietà al centro sociale. Tra queste, il messaggio pubblicato in un post su Instagram dell’artista Tvboy, lo street-artist italiano da 1,7 milioni di follower.

"Del Leoncavallo conservo solo bei ricordi – scrive Salvatore Benitende, classe 1989, originario di Palermo – Avevo vent’anni quando iniziai a frequentarlo, era il 2000. Lì andai ai miei primi concerti: Punkreas, Manu Chao, 99 Posse, Neffa, Subsonica. Lì realizzai le mie prime opere, insieme a Ivan, Pao, Bros, Sonda, Nais e tanti altri amici artisti. Lì conobbi @bluwalls un artista straordinario che avrebbe rivoluzionato la street art. Il Leoncavallo non era solo un centro sociale: era un laboratorio di creatività, un luogo di libera espressione, un punto di incontro per chi credeva che l’arte e la cultura dovessero essere accessibili a tutti, non un privilegio per pochi. Oggi Milano ha più che mai bisogno di spazi come il Leoncavallo. Invece si preferisce demonizzare l’aggregazione giovanile, spegnere i valori della condivisione, soffocare ciò che nasce dal basso e non dal profitto. Il mio appello è chiaro: il Leoncavallo deve essere riaperto. Le opere d’arte al suo interno e all’esterno devono essere salvate, preservate, tutelate. Devono diventare patrimonio collettivo, un museo vivente. Già nel 2007, Vittorio Sgarbi – che pure viene da un mondo lontano dal mio – riconobbe il valore del Leoncavallo, definendolo “la Cappella Sistina della street art” durante la mostra al PAC. Questo dice molto: la forza di quel luogo andava oltre le ideologie, perché parlava con il linguaggio universale dell’arte. Il Leoncavallo è stato un faro per generazioni di artisti e ragazzi. E Milano non può permettersi di spegnere una luce così.