
Il corteo di sabato 6 settembre contro la chiusura del Leoncavallo
Milano – “Proposta non all’altezza”. Così il Leoncavallo boccia l’area di via San Dionigi, proprio quella dove il Comune intende(va) trasferire lo storico centro sociale, sfrattato il 21 agosto dall’ex cartiera di via Watteau, di proprietà dei fratelli Cabassi. I militanti dello Spazio Pubblico Autogestito affidano le proprie riflessioni e la propria presa di posizione ad un lungo comunicato diramato nella prima serata di ieri, intitolato “Ultime novità dopo il corteo di sabato 6 Settembre” e scandito da parole chiare, a tratte impietose e non prive di una certa ironia sia in merito all’area individuata dalla Giunta del sindaco Giuseppe Sala come alternativa a quella occupata dal Leonka negli ultimi 31 anni sia nei confronti del costruttore Manfredi Catella, presidente di Coima Sgr, indagato dalla procura nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione dell’urbanistica milanese, nonché di Riccardo De Corato, deputato di Fratelli d’Italia ed ex vicesindaco.
Il primo, sabato scorso, dopo il corteo organizzato dal Leoncavallo con tanto di blitz e striscioni di protesta appesi e srotolati sul Pirellino – uno degli immobili al centro delle indagini della magistratura – aveva provocatoriamente chiesto se fosse quella “la nuova proposta del cosiddetto modello Milano, che interpreta la democrazia urbanistica invocata da alcuni”. Da qui, ieri sera, la risposta del Leoncavallo. Ma al di là della replica a Catella, è evidente che la grande partecipazione al corteo di sabato – presenti circa 50mila persone – ha dato ulteriore forza ai leoncavallini. Il loro comunicato, allora.
Il passaggio fondamentale per quanto riguarda il futuro prossimo del centro sociale è il seguente: “Da un lato c’è l’area di via Watteau, area ex industriale che negli ultimi 30 anni è stata infrastrutturata per un uso diverso: sociale e pubblico, ed è perfettamente funzionante, in sicurezza, attrezzata. Oggi e per i prossimi anni sarà una sorta di demanio militare ufficiosamente istituito. Dall’altro lato c’è l’area di via San Dionigi individuata dal Comune di Milano. Area totalmente dismessa e inagibile fino a bonifica e messa a norma. Un posto malsano, forse avvelenato, sul quale occorrono ulteriori indagini per attestare che non si metta a rischio la salute di chi ci entra. Tutto questo costituisce una barriera economica estremamente rilevante per chiunque e che motiva i precedenti risultati di bando andati deserti. Siamo convinti che né Catella né De Corato manifesteranno il loro interesse”.
Da qui la conclusione: “Ci sembra che la proposta non sia all’altezza della storia del Leoncavallo ed è lontana dai desiderata di quella parte di città che ha manifestato sabato”. “Ora le associazioni e i collettivi transgenerazionali del Leoncavallo sono nomadi e lo saranno per un qualche tempo. Il destino è indeterminato. La nostra volontà – fanno sapere, ancora, i militanti del Leonka – è proseguire l’autunno con alcuni interventi culturali tra cui “La Terra Trema“, “Festa della Semina e del Raccolto“, attività riconosciute in Italia e Europa. Dove e come è tutto da costruire. I collettivi interni si stanno organizzando per costruire un calendario di iniziative di solidarietà per la Cassa di resistenza”.
Nel frattempo, “è arrivata la notifica che la Soprintendenza Archivistica ha avviato le pratiche per il riconoscimento ufficiale dell’ingente archivio storico del Leoncavallo dedicato a Fausto e Iaio. Un’eredità preziosa, di interesse pubblico e culturale, che si aggiunge a quella dei graffiti di Dauntaun (cari a Vittorio Sgarbi ndr) sui quali si è aperta una riflessione complessa sulla storia dell’identità artistica di Milano e anche della stessa area di via Watteau”.