
Il portavoce Farina: "Nuova sede in via San Dionigi? Imprenditori illuminati acquistino via Watteau". La Lega: "Siamo al cortocircuito a sinistra. Esponenti del Pd in piazza con chi contesta la Giunta Sala".
Mingoia
Il Leoncavallo sfila contro il Governo (di centrodestra) che li ha voluti sgomberare, ma anche contro il sindaco Giuseppe Sala e il Comune (di centrosininistra) che ne difendono il valore culturale e vorrebbero offrirgli una nuova sede, bando permettendo, in un capannone dismesso in via San Dionigi, periferia sud est della città. E a sfilare con i leoncavallini – in 25 mila (50 mila per gli organizzatori della manifestazione) – ci sono anche alcuni esponenti di vertice del Pd, architrave della maggioranza che sostiene la Giunta Sala.
Il centrodestra parla di "cortocircuito a sinistra", l’affondo è del capogruppo della Lega in Comune Alessandro Verri. Ma il segretario metropolitano dei dem Alessandro Capelli, presente ieri pomeriggio al corteo da Porta Venezia fino a Piazza Duomo, non ci sta: "Non è una contraddizione essere qui perché lo dobbiamo alla storia di Milano, che è anche la storia di tanti noi. Abbiamo deciso che non potevamo non essere qui, ma contemporaneamente abbiamo deciso di lasciare libertà alle persone perché qui contano anche le storie personali e abbiamo deciso di non imporre al corteo le bandiere del Pd perché essendo un corteo plurale ci teniamo a esserci sapendo che il ruolo del Pd è un altro".
Palazzo Marino, intanto, ha appena lanciato un bando per concedere una serie di aree a Porto di Mare, tra cui un capannone in via San Dionigi 117 su cui i leoncavallini puntano come nuova sede, dopo lo sgombero dello scorso 21 agosto dall’immobile di via Watteau che gli antagonisti occupavano abusivamente da 31 anni. Ma via San Dionigi non è l’unico obiettivo del centro sociale. Lo storico portavoce del Leonka, Daniele Farina, rilancia: "Lancio un appello, se ci siete manifestatevi per comprare la sede via Watteau, se ci sono imprenditori illuminati che vengano avanti". Quanto al bando per l’immobile di via San Dionigi, bisognoso di una bonifica per il tetto in amianto (una spesa di almeno 300 mila euro) e di una ristrutturazione profonda (la cifra potrebbe toccare i milioni di euro), Farina è cauto: "Stiamo cercando di capire se è raggiungibile perché parliamo di una cifra economia enorme. Sono milioni, noi ci proviamo".
Il corteo registra anche un momento di tensione, quando un gruppetto di leoncavallini si stacca dal corteo e, da piazza Tricolore, fa partire un lancio di petardi e uova contro le forze dell’ordine schierate a difesa della Prefettura di corso Monforte. Un’azione subito condannata dal presidente del Senato Ignazio La Russa ("disordini inaccettabili, sarebbe opportuno che tutti prendessero le distanze") e dal vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini ("Eccoli gli amici di Sala e della sinistra. Che vergogna! Solidarietà ai milanesi e alle donne e agli uomini in divisa").
Intanto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, uno degli esponenti del Governo più bersagliati dai manifestanti, difende lo sgombero dello scorso 21 agosto: "Sul Leoncavallo si è trattato dell’esecuzione di provvedimenti che erano doverosi, che derivano anche da provvedimenti di natura giudiziaria. Il Leoncavallo era stato chiamato a pagare il risarcimento dei danni per l’illegittimità di quella occupazione abusiva che era stata sancita dalla magistratura". Tesi contestata dal segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni, presente al corteo milanese, secondo cui lo sgombero è stato "politicamente un crimine. Significa sgomberare e chiudere, si spera per poco, uno spazio che ha rappresentato una alternativa possibile politicamente e culturalmente. Le nostre città sono sempre più povere di questo. Chi ci vive lo sa. Chi sta chiuso nei palazzi non se ne accorge".