SIMONA BALLATORE
Cronaca

La piazza-laboratorio: "Con i nuovi materiali abbattuti 5 gradi. E col verde fino a 20"

I primi risultati nel cuore di Bicocca, che un anno fa ha detto addio all’asfalto. Labra: "Modello da esportare in altri campus e città. E lo spazio ora è vissuto".

I primi risultati nel cuore di Bicocca, che un anno fa ha detto addio all’asfalto. Labra: "Modello da esportare in altri campus e città. E lo spazio ora è vissuto".

I primi risultati nel cuore di Bicocca, che un anno fa ha detto addio all’asfalto. Labra: "Modello da esportare in altri campus e città. E lo spazio ora è vissuto".

Là dove c’era l’asfalto ora c’è il verde e la colonnina di mercurio può arrivare a registrare fino a 17-18 gradi in meno: siamo in Piazza della Scienza in una delle giornate più bollenti dell’estate. "La piazza è nata come progetto scientifico – spiega Massimo Labra, docente di Botanica Generale all’Università di Milano-Bicocca e direttore scientifico del National Biodiversity Future Center –. Abbiamo cominciato creando piccole aree verdi prima della pandemia e cambiando i materiali della parte pavimentata. Già sostituendo le piastrelle di cementina con piastrelle riflettenti più chiare abbiamo ottenuto un risultato discreto: 5 gradi di differenza rispetto a prima. Nelle aree verdi si possono raggiungere picchi fino a 20 gradi in meno e una media di 15-16 gradi in meno".

Il secondo step ha riguardato la depavimentazione e la sensorizzazione della piazza e del sottosuolo, un progetto da oltre 5 milioni di euro sviluppato sotto l’ala dell’ecosistema della ricerca Musa, con fondi Pnrr. La porzione di piazza soggetta a rigenerazione copre un’area di 6,200 metri quadrati. "Avremmo potuto rendere tutto verde, ma non è possibile: servono camminamenti e spazi in cui sostare, la piazza ha un valore sociale e culturale importante", sottolinea il professore di Botanica. L’impatto della rigenerazione emerge anche da questo punto di vista: "L’architetto Vittorio Gregotti disegnava sempre il campus di Bicocca con persone in movimento: finalmente però ci sono anche persone ferme, gli studenti vengono qui a studiare e a chiacchierare. È diventata davvero una piazza ed è viva", prosegue Labra, ricordando altri effetti della nuova piazza-laboratorio. "Stiamo misurando l’abbattimento delle polveri sottili, sono tornati gli insetti impollinatori, è stato ridotto l’inquinamento acustico (sono già stati stimati almeno due decibel in meno, ndr), stiamo misurando anche le falde: tutta la piazza è dotata di sensori". E sta diventando un caso di studio anche all’estero. "Abbiamo accolto colleghi di Parigi e Bruxelles e con loro stiamo studiando come rendere questo modello replicabile e se possa rappresentare una buona pratica per rigenerare altri campus universitari esistenti". E non solo. "Stiamo lavorando anche con il Comune di Milano – prosegue il professore di Milano-Bicocca –: non bisogna pensare necessariamente a opere ciclopiche, anche depavimentare pochi metri quadri può essere utile per abbattere le temperature nelle isole di calore. Si potrebbe procedere con una visione più a “mosaico“". Intervenendo per step, seguendo le priorità, per mitigare le situazioni più critiche. "In questo periodo storico c’è anche l’ansia della forestazione urbana, ma anche gli arbusti e le piante spontanee possono contribuire ad abbassare le temperature e non è necessario un impianto di ingegneria naturalistica precisa. Bisogna essere pronti anche ad avere un po’ di disordine: il giardino all’inglese a Milano anche no". Servirebbe troppa manutenzione, non sarebbe resistente nell’era del cambiamento climatico.

"Con arbusti e piante spontanee si attirano anche insetti e uccelli, che sono tornati a nidificare nel campus. È cambiata la percezione stessa del verde; non è un complemento d’arredo ma vive. Abituiamoci al disordine". La nuova Piazza della Scienza è stata inaugurata a novembre, in questi mesi si stanno raccogliendo dati scientifici e si susseguono le pubblicazioni mentre gli studenti si prendono cura del loro spazio ritrovato. "Ora vorremmo traslare questo intervento in altre realtà milanesi e non solo. Pensiamo anche al Sud Italia, studiando le piante e i materiali giusti per resistere e adattarci al clima che cambia".