NICOLA PALMA
Cronaca

Il report Dia 2024: quali sono i clan più attivi in Lombardia. E in quali aziende si sono infiltrati

In un anno la prefettura di Milano ha notificato trenta interdittive antimafia: “Siamo in presenza di un’economia criminale fluida e camaleontica, si prediligono strategie di basso profilo”

Il report Dia 2024 scatta una foto a fuoco della criminalità organizzata in Lombardia

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Milano, 28 maggio 2025 – Trenta interdittive antimafia in un anno, di cui 8 provvedimenti di “comunicazione” e 22 di “informazione”. Ben 8 in più rispetto all’anno precedente, quando il numero di aziende in odor di clan si era fermato a quota 22, e con un’incidenza del 60% sul totale lombardo (50).

Se ci aggiungiamo le 9 cancellazioni dalla white list di Palazzo Diotti e i 5 provvedimenti di prevenzione collaborativa, il conto complessivo delle misure adottate dalla Prefettura di Milano arriva a 44 (19 in più del 2023). Ecco le cifre del 2024, con un trend che sembra proseguire anche nel 2025: nei primi due mesi di quest’anno, corso Monforte ha fermato 7 imprese (con una proiezione sui dodici mesi a 42); senza considerare i 3 preavvisi notificati con contraddittorio procedimentale in corso.

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Cifre che da un lato certificano l’attenzione massima delle istituzioni al fenomeno delle infiltrazioni della criminalità organizzata, ma che dall’altro ci dicono che le organizzazioni criminali non smettono di guardare alla capitale finanziaria del Paese per reinvestire i capitali illeciti in una serie di attività estremamente diversificate.

Se ne parla ampiamente pure nell’ultimo report della Direzione investigativa antimafia, che si è concentrato proprio sul 2024. In un passaggio della relazione dedicato alle cosche siciliane, si fa riferimento ad alcuni dei provvedimenti emessi all’ombra della Madonnina: “Sintomatici elementi di presenza di Cosa nostra trapanese, corleonese e della famiglia barcellonese di Messina sono emersi in Lombardia. Il prefetto di Milano (Claudio Sgaraglia, ndr) ha infatti adottato tre provvedimenti interdittivi antimafia nei confronti di un’attività di somministrazione e bevande per la vicinanza alla famiglia di Castelvetrano di Trapani”.

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Il riferimento è al bar Las Vegas di Abbiategrasso, chiuso nel marzo 2024 perché legato a Paolo Aurelio Errante Parrino, cugino acquisito di Matteo Messina Denaro e ritenuto da Dda e carabinieri del Nucleo investigativo al vertice del “Sistema mafioso lombardo” smantellato dall’inchiesta Hydra e ora sotto processo nell’aula bunker del carcere di Opera.

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E ancora: altre due interdittive sono state emesse “nei confronti di una società riconducibile ai Corleonesi attiva nel settore del montaggio e smontaggio ponteggi e ascensori da cantiere” e di un’impresa legata “alla famiglia barcellonese di Messina operante nel settore edilizio e degli impianti elettrici”.

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La premessa del capitolo dedicato alla Lombardia è simile a quella inserita in altri dossier dell’Antimafia: “In un contesto socio-economico prospero, le mafie hanno saputo radicarsi e proliferare, adottando modelli operativi improntati non tanto al controllo militare del territorio – come accade nelle regioni di origine – bensì al consolidamento di un’economia criminale fluida e camaleontica. Le organizzazioni più strutturate prediligono una strategia di basso profilo, riservando l’uso della violenza a circostanze mirate e necessarie al mantenimento delle posizioni economiche acquisite. Questa modalità operativa, connotata da un’elevata capacità di mimetizzazione, si rivela ancor più insidiosa, rendendo particolarmente complessi l’individuazione e il contrasto dei comportamenti illeciti”.

Le ultime inchieste della magistratura, si legge ancora nel report, “hanno confermato la spiccata propensione delle mafie all’impiego di strumenti finanziari illeciti, tra cui frodi fiscali perpetrate attraverso l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, compensazioni di crediti tributari fittizi, riciclaggio e autoriciclaggio anche a livello internazionale, nonché intestazioni fittizie di beni e bancarotte fraudolente”.

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Sul fronte ’ndrangheta, che continua a fare la parte del leone a queste latitudini, l’azione preventiva e giudiziaria di Dia e forze di polizia “ha consentito di riscontrare numerosi tentativi di infiltrazione nei settori agricolo, ippico, estrattivo, turistico, dell’imprenditoria edile, degli autotrasporti locali e della ristorazione da parte di soggetti riconducibili alle cosche di ‘ndrangheta catanzaresi e crotonesi, e in quello della distribuzione di carburante, del movimento terra, della gestione della filiera dei rifiuti e nella somministrazione di alimenti e bevande da parte di esponenti di sodalizi riconducibili a cosche reggine”.

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Per non parlare dell’omicidio di Antonio Bellocco, esponente dell’omonima famiglia di Rosarno assassinato dal socio-rivale Andrea Beretta: “Gli sviluppi investigativi hanno rivelato gli interessi delle consorterie ’ndranghetiste nei circuiti del tifo organizzato”. Il contesto della Curva Nord del Meazza, ricostruito dagli agenti della Squadra mobile nell’operazione “Doppia Curva”, ha rappresentato, a giudizio della Dia, “un’opportunità per ampliare la base di proselitismo e occultare attività criminali dietro il paravento delle aggregazioni sportive”.