
Enrico Pazzali, 61 anni, ex presidente di Fondazione Fiera
Milano, 31 luglio 2025 – Enrico Pazzali resta libero. Lo ha deciso il Tribunale del riesame di Milano, che ha respinto il ricorso dei pubblici ministeri titolari dell’inchiesta sui dossieraggi illegali Francesco De Tommasi assieme ai pm Antonello Ardituro e Barbara Sargenti della Direzione nazionale antimafia, contro il parere negativo del giudice per le indagini preliminari che chiedevano gli arresti domiciliari per l’ex presidente di Fondazione Fiera Milano e principale socio della società di investigazione Equalize, al centro dell'inchiesta della Procura di Milano sui dossieraggi.
Capi d’accusa
La decisione arriva dopo oltre quattro mesi dall'ultima udienza. Tutte le 12 ordinanze relative agli appelli presentati dal pubblico ministero sono stati depositati ieri, proprio quando la Procura ha chiuso le indagini nei confronti di 15 persone. Le accuse, a vario titolo, sono di associazione per delinquere, accesso abusivo a sistemi informatici, corruzione e rivelazione di segreti d'ufficio, sul filone dell'inchiesta che riguarda le consultazioni illecite delle banche dati delle forze dell'ordine.
La posizione dell’imprenditore Sbraccia
Soltanto relativamente alla posizione dell'indagato Lorenzo Sbraccia – l’imprenditore romano finito in carcere ad aprile e accusato di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso – agli arresti domiciliari per altra causa, sono state ravvisate anche esigenze di tipo cautelare con conseguente adozione della misura dei domiciliari che ovviamente risulta sospesa dovendosi attendere l'eventuale giudizio di legittimità.
Nondimeno i giudici del Riesame, "hanno ravvisato la sussistenza di un grave quadro indiziario in relazione alla prospettazione accusatoria per tutti gli indagati" compreso quindi Pazzali. In altre parole, i giudici del Riesame hanno riconosciuto la gravità dell’impianto accusatorio definito dai pm: al "vertice" dell'associazione per delinquere per i presunti spionaggi, con accessi abusivi alle banche dati ai danni di centinaia di persone, anche vip e personaggi noti, e dossieraggi illegali ci sarebbe stato proprio il già presidente di Fondazione Fiera. Gravità che però non necessita di
alcuna misura cautelare.
Cinque anni di dossieraggi fuorilegge
Per cinque anni, tra il 2019 e il 2024, il gruppo delle presunte cyber-spie di Equalize avrebbe agito "per finalità di profitto", vendendo "informazioni illecitamente acquisite, oppure a scopo estorsivo e ricattatorio, per condizionare e influenzare" settori "della politica e dell'imprenditoria". E al centro di questa attività, secondo la tesi dei pm dell’Antimafia milanese che non viene messa in dubbio dai giudici del Riesame, c’era proprio Pazzali, descritto come un "solerte richiedente" di "report reputazionali (non quelli leciti pubblicizzati sul sito di Equalize, ma quelli redatti e predisposti con informazioni tratte da banche dati riservate) il più delle volte (quando non domandati in nome e per conto di influenti personalità politiche o appartenenti alle istituzioni) per “gestire” antagonismi professionali o per acquisire conoscenze su soggetti interessati da vicende pubbliche che potessero tornare utili a lui o ai suoi sponsor".
Il “superpoliziotto” Gallo
Fra i protagonisti di questa “attività d’inchiesta” clandestina e illegale c’era anche l'ex superpoliziotto Carmine Gallo, morto il 9 marzo scorso a 66 anni nella sua abitazione di Garbagnate. Galli era rimasto coinvolto nell'indagine coordinata da Dda (Direzione distrettuale antimafia) e dalla Dna che lo ritenevano il “capo” della rete di cyber spie. Gallo – è l’ipotesi – avrebbe anche retribuito alcuni esponenti delle forze dell'ordine in modo da riuscire a raccogliere informazioni dalle banche dati riservate in modo da poter poi confezionare i report.