Milano, 2 settembre 2025 – "Non vi sono" prove che "consentano di retrodatare il proposito" di Alessandro Impagnatiello di uccidere Giulia Tramontano "rispetto al giorno" in cui l'ha accoltellata. Averle somministrato il topicida nei mesi precedenti avrebbe avuto lo scopo di causare un aborto spontaneo e dare "una drastica 'soluzione'" all’arrivo del figlio che la donna aspettava (e che avrebbe chiamato Thiago) e che lui "identificava come 'il problema' per la sua carriera, per la sua vita". Sono queste le motivazioni della sentenza con cui la Corte d'Assise d'Appello, confermando l'ergastolo, non ha riconosciuto nei confronti dell’ex barman l’aggravante della premeditazione. Giulia Tramontano è stata uccisa il 27 maggio del 2023, massacrata con 37 coltellate. Secondo quanto scritto nelle motivazioni dai giudici lo scopo dell'avvelenamento era "l'aborto del feto" e non l'"omicidio (...) della madre".

"Se in sette mesi Giulia Tramontano non è stata uccisa dal veleno, evidentemente - si legge nelle motivazioni della sentenza di appello - la morte di lei non era quello" che Alessandro Impagnatiello voleva. A dimostrarlo - spiegano i giudici - sarebbero i valori del veleno rilevati nella vittima e nel piccolo Thiago che portava in grembo sono "molto al di sotto" di quelli letali e le ricerche in rete "tutte finalizzate all'aborto del feto, non all'omicidio, premeditato, della madre".
La corte d'Assise d'appello di Milano sulla questione del veleno ha creduto alle parole dell'imputato, che in aula ha spiegato che "l'unico mio scopo era purtroppo colpire il bambino, il feto, lo scopo era quello". E le ricerche in rete sui danni che il veleno per topi avrebbe causato alla madre sarebbero state finalizzate a "sapere che danno facesse su una persona adulta, che danno potesse subire Giulia... perché assolutamente io non volevo fare del male a Giulia". Né - viene spiegato nelle motivazioni della sentenza di appello – quello teso a Giulia Tramontano al suo ritorno a casa il 27 maggio 2023 è stato un agguato, inteso come "una preordinata trappola", perché "l'intervallo temporale" tra quando Impagnatiello torna a casa a Senago, verso le 17, e quando aggredisce e uccide Giulia, appena rientrata, verso le 19, è "troppo breve per soddisfare il requisito cronologico" della premeditazione.
La sentenza e la rabbia della famiglia di Giulia Tramontano
La decisione di escludere la premeditazione era stata duramente criticata dai familiari della vittima e, in particolare, dalla sorella Chiara, che dopo la sentenza di secondo grado aveva scritto un post su Instagram sottolineando come il compagno abbia "avvelenato sua sorella Giulia per sei mesi".
Una ricostruzione che era stata riconosciuta anche dalla sentenza di primo grado, che aveva dato conto di come Impagnatiello avesse fatto ricerche online, a partire dal 12 dicembre 2022, sugli effetti del veleno per topi. Prima che Giulia rientrasse in casa quel sabato sera del 27 maggio 2023, poi, l’allora barman aveva cercato on line anche "ceramica bruciata vasca da bagno". Tutti elementi questi valutati diversamente dalla Corte di secondo grado, che ha cancellato la premeditazione.