di NicolaPalma
La svastica nazista accanto alla stella di David. E quel segno "=" a equiparare l’orrore dell’Olocausto all’offensiva in corso di Israele nella Striscia di Gaza. Il graffito antisemita è comparso nella tarda mattinata di ieri in una strada in zona Washington, in un luogo tutt’altro che casuale: chi ha tratteggiato i due simboli con una bomboletta di vernice rossa sapeva benissimo che su quel tratto di marciapiedi affacciano le finestre dello studio di Ruggero Gabbai, ex consigliere comunale in quota Partito democratico in epoca Pisapia dal 2011 al 2015 (guidò anche la commissione Expo 2015) e regista del documentario "Liliana" realizzato nel 2024 sulla vita della senatrice a vita Liliana Segre.
La scoperta è avvenuta poco dopo le 13, e Gabbai non ha esitato a contattare le forze dell’ordine per segnalare il raid ignoto. "Sicuramente qualcuno che conosce la nostra attività cinematografica e la nostra filmografia basata sul dramma della Shoah, la mafia, il rispetto dei diritti, della legalità e delle minoranze ha voluto mandare un messaggio chiaro nella sua violenza e volgarità – il messaggio postato sul profilo Facebook prima di recarsi in caserma –. Continueremo a lavorare per cercare il dialogo e l’approfondimento dei temi storici e politici, senza arretrare di un centimetro". Il documentarista sessantunenne ha presentato denuncia alla stazione dei carabinieri Porta Genova, innescando i primi accertamenti dei militari della Compagnia Magenta e degli specialisti del Nucleo informativo guidati dal tenente colonnello Emanuele Leuzzi: già nel pomeriggio è andato in scena un primo sopralluogo per fotografare la scritta e cercare telecamere potenzialmente utili all’indagine per risalire all’autore del blitz in pieno giorno. Dal canto suo, Gabbai ha fatto sapere che non farà alcun passo indietro, pur rammaricandosi per l’episodio e per il significato che si porta dietro: "Purtroppo l’antisemitismo è una brace sempre accesa", afferma al telefono con il Giorno. Meno di una settimana fa, il regista e fotografo è stato ospite di un evento a Gradara, in provincia di Pesaro-Urbino, per la proiezione del suo lavoro su Segre.
Come si legge in un resoconto di Moked.it, il portale dell’ebraismo italiano, tante delle domande finali degli spettatori non si sono concentrate sul documentario e sulla sua illustre protagonista, quanto sull’attuale situazione in Palestina. "Per quale motivo devo rispondere delle scelte di un governo che non ho votato? Forse perché sono ebreo?", si domanda Gabbai, mai tenero con l’esecutivo guidato da Benjamin Netanyahu. "Una delle accuse rivolte era quella di avere una memoria selettiva – aggiunge il sessantunenne –. Purtroppo è uno dei frutti di un martellamento mediatico unilaterale che colpevolizza una sola parte in conflitto ed esclude il ragionamento su una situazione tragica e complessa per entrambi i popoli". Dichiararsi pro Pal, sottolinea, "è ormai un automatismo dal quale non ci si può esimere a ogni livello della società italiana e urta in particolare il paradosso di una sinistra che in molti casi di fatto appoggia Hamas, rinuncia a promuovere un vero dialogo e non costruisce ponti, come ho sempre cercato di fare io nel mio lavoro". L’attacco diretto a Gabbai arriva a poco più di un mese da un altro grave caso di antisemitismo a Milano, andato in scena in un condominio in zona Forze Armate.
In quell’occasione, erano finite nel mirino due donne di religione ebraica, madre e figlia, inquiline dell’appartamento al piano rialzato dello stabile: qualcuno, verosimilmente un vicino di casa, aveva inciso una svastica sulla porta d’ingresso dell’abitazione e aggiunto scritte contro gli ebrei con un pennarello nero. L’inchiesta è affidata agli investigatori della Digos.