LAURA OLGA MARIA DE BENEDETTI
Cronaca

"Quei bravi ragazzi". E Scorsese scelse Armani

Milano Secoli fa probabilmente l’avrebbero chiamato Giorgio da Piacenza come Leonardo da Vinci. In realtà, come il grande genio rinascimentale, il...

Martin Scorsese con Giorgio Armani

Martin Scorsese con Giorgio Armani

Milano

Secoli fa probabilmente l’avrebbero chiamato Giorgio da Piacenza come Leonardo da Vinci. In realtà, come il grande genio rinascimentale, il nome di Giorgio Armani, tra i pochi indiscutibili creatori dell’Haute couture, l’Alta moda con la a maiuscola, non è legato al borgo natale ma a quella che lui stesso ha definito la sua "città eletta", Milano. Non a caso nel 1990 il regista americano Martin Scorsese uscì nelle sale con ‘Quei bravi ragazzi’, i mafiosi (Robert De Niro, Joe Pesci, Ray Liotta) vestiti e ‘caratterizzati’ come personaggi proprio dallo stilista italiano, e con il documentario ‘Made in Milan’, dedicato al fashion designer. Uno short film che è anche un omaggio di Armani al capoluogo lombardo di cui, dice, "sento di far parte", "come questa città fa parte di me". "All’inizio Milano - dove il re del prêt-à-porter di lusso fondò la sua maison nel 1975 - mi è sembrata fredda e tanto grande - racconta lo stilista, mentre scorrono immagini della metropoli, diffuse così in tutto il mondo -. Poi d’improvviso si è fatta accogliente. Ricca di bellezze inattese da scoprire giorno per giorno. I palazzi non sono imponenti ed opulenti, come quelli di Roma, vivono di un’eleganza discreta. Quasi sussurrata. La dimensione non è quella degli spazi di Parigi, Londra. Ma se vai al di là, oltre la facciata di queste case, si scoprono interni fantastici. Piccoli, grandi giardini, atmosfere molto raccolte, raffinate, che fanno pensare a qualcosa di esclusivo, e privato, spesso ad una storia passata". "Quando ho pensato alla mia casa - afferma Armani - ho cercato di farla vivere della stessa eleganza essenziale di Milano, lasciando anche molti dettagli non definiti. Perché tutto ciò che è predisposto in maniera inamovibile, perfetto, indiscutibile, mi dà la fastidiosa sensazione di qualcosa di troppo definitivo. Vale per la mia vita e anche per il mio lavoro". In quegli anni Ottanta, con altri protagonisti come Krizia, Versace e Valentino, grazie anche all’affermazione delle sfilate nel capoluogo lombardo e al consolidamento del Quadrilatero della Moda, Milano diventa centro internazionale indiscusso del fashion, riferimento mondiale per creatività e business. A ricordare l’imprenditore, ribattezzato ‘Re Giorgio’, novello Mida che trasformava in oro tutto ciò che toccava, e Made in Milan (la fotografia è del premio Oscar Néstor Almendros) è Andrea De Micheli di Casta Diva Group, che nel 1990 fu produttore esecutivo del documentario, avendo così l’occasione di "entrare nell’intimità della vita di Armani, di frequentare casa sua dove girammo parecchie scene, di pranzare con lui alla Briciola, il suo ristorante preferito all’epoca, di vederlo lavorare alle sue creazioni".

Laura De Benedetti