FEDERICO DEDORI E GIULIA GATTI
Cronaca

Franco Anelli, i suoi studenti tra choc e commozione: “Sogno ancora il suo esame”

Milano, i messaggi dei ragazzi della Cattolica per il rettore morto suicida: “Ironico, faceva sembrare tutto facile”

Franco Anelli. A destra, i fiori lasciati fuori dal rettorato della Cattolica

Franco Anelli. A destra, i fiori lasciati fuori dal rettorato della Cattolica

Milano – Pochi fiori, ordinatamente disposti fuori dal rettorato, bianchi e azzurri. Un omaggio silenzioso, ma sentito. La comunità studentesca ha scelto la strada della sobrietà per ricordare il rettore Franco Anelli, una figura tanto presente nella loro vita, che ha lasciato un vuoto inaspettato.

Nei chiostri, poche ore dopo la notizia della sua morte improvvisa, regnava una quiete struggente, un’aria pesante; tutti sentivano un macigno nel cuore, nessuno ne parlava. Un silenzio chiarito fin da subito dagli stessi rappresentanti degli studenti che, invitando tutti a partecipare alla messa e al rosario dedicati al professore, hanno detto di aver "deciso per il momento di non rilasciare dichiarazioni per rispettare il lutto".

Fuori dall’università, però, i pensieri si affollavano e alcuni ex studenti giunti per commemorare il giurista hanno iniziato a raccontare aneddoti. "Ricordo i suoi occhi durante l’interrogazione. Le mani che coprivano la bocca e solo i suoi occhi. In quel caso una paura disperata. Ma un uomo veramente unico – racconta Edoardo, un’ex studente – Ho rivisto il professore due settimane fa fuori dall’aula magna. Con lui diedi la seconda parte di Diritto privato, un’interrogazione tutta sulle successioni. Quell’esame lo sogno ancora di notte".

Alcuni rappresentanti degli studenti degli scorsi anni non nascondono i momenti di confronto "a volte accesi, ma che hanno sempre trovato rifugio nella sua fine e sincera ironia", "Riusciva sempre a smorzare le formalità procedurali con la sua intelligente ironia, capace di strappare un sorriso ai presenti".

Il ricordo più nitido è andato al periodo dell’emergenza Covid-19, con la chiusura degli atenei e la loro riapertura a singhiozzo, tra Dad, mascherine e lezioni in presenza: "Nonostante a volte potessimo avere punti di vista diversi, ha gestito con grande senso paterno e a beneficio della comunità universitaria quei complicati mesi".

"Faceva sembrare semplice qualunque cosa", aggiunge ancora una studentessa mentre gli aneddoti si rincorrono tra i corridori e il web, con rimandi alle sue lezioni, colme di esempi: "Non erano mera accumulazione di nozioni a memoria, bensì materia viva, quotidiana e attuale". "È il primo professore che mi ha fatto amare il diritto, una grandissima persona: con tutto quello che ha fatto nella vita, anche rettore", scrivono nella chat della facoltà, per farsi forza.

Nessuno degli iscritti era a conoscenza della sua vita privata, ma questo non aveva per loro alcuna importanza: lo ammiravano per la figura imponente, ambiziosa e attenta. Oggi, non solo i suoi cari ne piangono il ricordo, ma anche coloro che hanno frequentato le sue lezioni, la cui aula ha sempre visto le sedie occupate da persone fiere di partecipare al suo corso.

Lo studio è un connubio di piacere e fatica, ma quest’ultima non era sentita dei suoi “ragazzi” che, dovendo studiare il Manuale di Diritto Privato di Andrea Torrente e Piero Schlesinger, da lui curato, di 1.504 pagine, sceglievano ogni giorno di farlo con trasporto ed emozione. "Sicuramente quello che traspariva di lui è che era intelligente e appassionato alla materia. La spiegava bene. Di qualsiasi argomento parlasse, riportava esempi della vita quotidiana. Era coinvolgente".

Al rosario hanno partecipato professori, studenti, personale amministrativo e tecnico ed ex studenti. Nel corso della cerimonia c’è stato anche chi ha scelto di lasciare un personale ricordo del professore sul libro sempre presente all’ingresso della cappella di Gemelli. In tutti i messaggi si poteva leggere una parola: "Grazie".

In una delle ultime interviste a Il Giorno, di fronte alle sfide dell’intelligenza artificiale, aveva ribadito la centralità dell’insegnante, "insostituibile": "Solo guardando le persone negli occhi si capiscono bisogni, si cercano di intuire le capacità, i talenti da sviluppare e le debolezze da confortare". Oggi, a Milano e non solo, in tanti vorrebbero poter incrociare i suoi, di occhi.